sabato 8 ottobre 2011

COMEFAREPER: SCRIVERE UN'OPERA LETTERARIA (APPENDICE PRIMA: I RISVOLTI DI COPERTINA)



CORSO DI SCRITTURA CREATIVA

a cura di franK WISE


dagli appunti delle lezioni di Giuseppe Pontiggia (1920-1990)
Appendice I :   I risvolti di copertina


In senso deteriore, coi risvolti di copertina si opera, da parte di chi li dirige,un sorta di “madrinaggio” nei confronti dell’opera presentata.

In ogni caso, è un avallo ad un opera che deve essere ancora sottoposta al giudizio del pubblico.

Il risvolto di copertina dovrebbe mirare ad introdurre il lettore nel mondo dell’autore, un autoredi cui il lettore – si presume – non sa assolutamente nulla.

Ecco invece un esempio negativo di risvolto di copertina del libro di Sinisgalli : “Le notti di luna”. Partiamo dal presupposto che il lettore a questo punto non sappia nulla del Sinisgalli e vediamo dove vuole portarlo l’autore del risvolto in questione:

            “L’eleganza trapunta di malinconia …( “trapunta” ? Trapunto si dirà piuttosto del “cielo trapunto di stelle”, cioè trafitto da quei puntini luminosi . Ma un’eleganza trafitta dalla malinconia noi non riusciamo proprio a vederla, non è un’immagine che si possa in qualche modo materializzare ai nostri occhi. Esempio di un uso improprio di un aggettivo) … “ quell’essere meridionali, lucani, ma già lontani dal sole, come se il sole fosse appannaggio del solo Sud ..”proiettati nel lineare ed insieme torbido Nord …” ( aggettivi usati impropriamente: meglio sarebbe stato dire “brumoso Nord”)…” dove Sinisgalli avrebbe cominciato a riamare la sua cultura impetuosa, dove i ricordi diventano presente ..” ( un’altra, ennesima figura retorica : il ricordo che si fa presente) …” ecco, tutto questo riannoda in una specie di romanzo affascinante i piccoli flash, o racconti , di due già celebri raccolte all’insegna della narrativa di un poeta che ha stregato un paio di generazioni” ( affermazione alquanto audace, oltretutto quel “paio di generazioni “ suona un po’ volgaruccio) …”perse dietro il lampodelle sue condensazioni, rarefatte eppure costruite su parole terrene addirittura geograficamente circoscritte. Potremmo dirle, se non fossero erroneamente limitative , “lucane”. ( Ma perché mai la vena di Sinisgalli non potrebbe essere bassamente lucana, regionale ? Cosa c’è di obbrobrioso o limitativo in questo retroterra che è quello di tutti gli autori ? ).

Che pulviscolo, quale terrestrità, quali ombre sono stampateda cavalli aiquali accudivano Sinisgalli e i suoi soldati durante l’ultima guerra! Che , nella narrazione, diventa una specie di recita remota, ma fortemente intrisa di attualità..” ( Le “ombre stampate dei cavalli” ? Ma i cavalli trasmettono un’idea di movimento, non quella di ombre stampate. Oltretutto, la costruzione della frase è faticosissima. Quanto poi a quella recita “intrisa di attualità” è l’ennesimo uso infelice di un aggettivo come “intrisa” che andrebbe meglio riferito ad una spugna).

            A questo punto il risvolto di copertina parte in quarta : “E dove mettiamo tutto il teatrino di paesani vecchi e giovani, di vegliarde meravigliose e di preti deboli come tutti noi ?.... Già, dove lo mettiamo ? Il lettore, colto alla sprovvista da questa uscita improvvisa, da questo infelice ed inatteso tentativo di avvicinarsi ad un discorso più orale, non può che suggerire con la sua solita sana ottusità, con la sua solita, giustificata tetraggine, di metterselo in quel posto ! Quanti poi alle “vegliarde meravigliose” ( tentativo patetico di accaparrarsi le simpatie di lettrici dai settantacinque anni in su’) ed ai “preti deboli” ( deboli ? E’ un richiamo ad una debolezza sul lato del sesso che suona fuori luogo).

Sinisgalli, queste cose, le scrisse trenta e più anni fa’ : eppure il suo nevrotico intelletto già lo distaccava da quella che, in anni mal conciati,anche criticamente, si chiamava prosa d’arte ( D’Annunzio , Cecchi etc.). Seguite un po’ queste vicende di uomini, spesso ridotte non all’osso ma al nervo..”.

Dopo aver infilato un serie di perle, l’ineffabile autore di questo risvolto di copertina conclude in bellezza con quelle “vicende ridotte non all’osso” - che già sarebbe troppo – ma addirittura “al nervo” . Il nostro non teme evidentemente il ridicolo .














 

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