Chi di Tv ferisce, di Tv perisce.
Che straordinaria nemesi, per Sua Emittenza Berlusconi ! Dopo aver preparato il terreno culturale per il successo della sua avventura politica, riempiendoci occhi e orecchi di immagini licenziose e chiacchiere pruriginose per ottundere ogni residuo “retto sentire” (col plauso della Chiesa che in cambio otteneva privilegi e prebende), la televisione berlusconiana ne ha decretato la fine perdendo in borsa negli ultimi 12 mesi oltre il 50 per cento del suo valore: le difficoltà dell’economia, in cui ha avuto un peso non irrilevante l’inettitudine sua e del suo governo, avevano fatto rallentare il cruciale mercato degli spot (meno tre per cento di ricavi per Mediaset nei primi nove mesi dell’anno in corso rispetto all’anno passato). Era entrato in politica – come aveva avvisato Montanelli in un inascoltato appello – per fare i propri interessi e per quegli stessi interessi ha mollato, dopo un’ultima drammatica riunione di famiglia in cui a pigolare di più erano i tre “pulcini” di secondo letto, finora tagliati fuori da ogni carica e dal patrimonio di famiglia.
Detto questo, l’insolente “buffone” gridatogli in coro davanti al Quirinale – tanto deprecato da chi voleva toni più british ( ma a sua volta con toni a volte esagerati e perfino ridicoli: vedi Cazzullo sul Corsera), nonché apparentemente contrario al buon senso comune per cui “a nemico che fugge ponti d’oro”, o al massimo cori di alleluia e sarcasmi - acquista il significato dello sfogo irrefrenabile per una colossale presa in giro del popolo italiano durata ben diciassette anni.