martedì 22 novembre 2011

Una lotta quotidiana

Adesso s’alzerà un Giuliano Ferrara a dire che questo era solo un pazzo criminale da schiaffare in galera a vita, altro che società malata. Ma forse un episodio del genere, così eclatante nella sua gratuità, sembra dar ragione a Anthony Giddens (il guru di Blair)  quando parlava degli effetti nefasti dell'individualismo più sfrenato (“io so io, e tu, per giunta invalido, nun sei un cazzo”), a suo parere  indotto da un capitalismo selvaggio e senza regole (forse l’omicida – da  ex finanziere - ha respirato da vicino quell’aria), la cui "cultura" ultraliberista  è penetrata  dall'economia nel tessuto sociale, nella famiglia, nella sessualità, nell'esperienza umana in genere, minandole e creando il vuoto morale, la demolizione di ogni credenza etica residua. Si diceva – a fronte di recenti episodi di criminalità che hanno coinvolto i giovani - che i viziatissimi adolescenti d’oggi non tollerano più frustrazioni, divieti etc. Ma è l’intera società che sembra diventata refrattaria a regole e divieti, se si arriva addirittura ad uccidere il “debole” o chi ne difende il piccolo spazio di vivibilità da un’usurpazione odiosa per quanto diffusa.
Ultimamente l’Inps ha promosso una campagna moralizzatrice-investigativa che, in teoria, era contro i falsi invalidi. E così gente che vive da sempre in carrozzella, poliomielitici, distrofici e compagnia (cui tra l’altro era stato detto, in occasione di una precedente campagna , che sarebbe stata “l’ultima volta”), si sono ritrovati di punto in bianco ancora di fronte ad un’arcigna commissione di controllo che doveva verificare se il miracolo di Lazzaro (“Alzati e cammina”) si era ripetuto duemila anni dopo.
Questo mentre i media davano un risalto abnorme ai casi – pochi, tanto che la campagna Inps economicamente è stata un fiasco -  del “cieco che girava in auto” e simili, finendo per criminalizzare l’intera categoria. Come non bastasse la stressante guerra quotidiana, talvolta mortale, degli invalidi contro l’insensibilità altrui, burocrati compresi, che spesso disapplicano la legge dell’89 sulle barriere architettoniche.

giovedì 17 novembre 2011

SALVADOR  DI  BAHIA





Oh, Bahia  de todos os santos

E de todos minhas madrugadas,

Orlata  d’isole dai  contorni  ondulati

Come capelli di  garote,

viaggi puntuali di traghetti sull’acqua immobile,

navigli che s’affiancano come innamorati

per scambiarsi effusioni di nafta,

ove la fantasia immagina

 le tolde candide di poppa

come vele di caravelle al primo approdo

sotto il colle del Pelourinho.







Data inizio viaggio: mercoledì 29 luglio 2009
Data fine viaggio: giovedì 3 settembre 2009

Niente operators, partiamo in proprio, siamo in quattro , io, il figlio Patrick, e due amici, Serse ed Amalia. Il programma, almeno per me,  è di rimanere due mesi, fino al 27 settembre . Siamo ospiti a Salvador in casa di donna Aurea Damasceno Pereira De Jesus , mia ex suocera, dunque il budget è ridotto, si limita ad una compartecipazione alle spese alimentari e qualche regalo ai gentili e fin troppo pazienti ospiti.



mercoledì 29 luglio 2009 .


 


Partiamo sotto cattivi auspici. Un mese prima della partenza , il giorno 01/06/09, si verifica il terribile disastro aereo del volo Air France 447. Patrick e´ vieppiu´ terrorizzato dall´ idea del viaggio aereo imminente, quello di andata ed ancora di piu´ quello di ritorno, che si svolgera´ quasi interamente di notte, come il fatidico volo 447.
Dal sito internet “Vida do turista” : “Parece que a aviação brasileira não vai ter trégua com relação aos desastres aéreos :
em menos de 3 anos já foram 3 catástrofes aéreas, começando dia 29/09/06 com o desastre aéreo da GOL no voo 1907 (um Boeing da Gol na Floresta Amazônica deixou 154 mortos), tendo o do dia 17/07/07 com o desastre aéreo da TAM no voo 3054 (um Airbus A320 da TAM matou os 187 ocupantes e mais 12 pessoas que estavam em terra, quando a aeronave saiu da pista do aeroporto de Congonhas e se chocou com um prédio) e agora o desse dia 01/06/09 com o desastre aéreo da Air France no voo 447., No dia 23 de maio 2009 inoltre um avião particular King Air B350 caiu no Estado da Bahia e as quatorze pessoas a bordo morreram “.
Commento sull´ ultimo incidente aereo nel blog di un “pilota” : “Estas coisas não podem acontecer! Os aviões de certas companhias por critérios economicistas já nem se desviam de condições meteorológicas extremas e este foi-se lá meter, duma forma irresponsável e foi destruído. É preciso respeitar as pessoas!”.
In pratica costui sostiene che, pur di non deviare dalla rotta prestabilita, il che comporterebbe ritardi ed altre conseguenze economiche, questi piloti vanno ad infilarsi dritto dritto nelle terribili tempeste tropicali , con relative conseguenze ! C´é davvero di che aver paura di viaggiare , se tutto questo fosse vero ( e temo che lo sia) !


L´arrivo a Salvador, dopo un volo ”tranquillo” di crociera di 8 ore e quarantacinque minuti da Lisbona ( la prima cosa che si nota solo le palme - pianta amatissima per la sua perfetta forma estetica - che contornano 1’aeroporto, la prima netta sensazione di Africa che ci da’ il Brasile), avviene in una confusione indescrivibile di parenti di varie generazioni, che la stanchezza del viaggio non ci permette di apprezzare come merita. Non ci sono ovviamente tutti, altrimenti occorrerebbe allargare l´aerostazione, trattandosi di una specie di corpo d´ármata.
In tutto, considerando anche i parenti in Europa o sparsi per il mondo, il clan Pereira De Jesus si compone di 12 generali ( i fratelli e le sorelle di donna Aurea ), un numero imprecisato di colonnelli - figli ( compresi i due gemelli Berghi e Aurimar di donna Aurea) e un battaglione di 22 nipoti “ufficiali” ( numerose le unioni illegali , da cui sono nati altri pargoli) .
Poco dopo la casa di famiglia, nel barrio Libertade , popoloso e popolare, dunque privo di qualsiasi ostentazione all´ esterno , i mattoni a vista senza traccia di intonaco – eccetto le abitazioni destinate alla vendita ~ i tetti di lamiera ( all´ínterno, viceversa, quase per contrasto, le case hanno tutte le normali caratteristiche borghesi) , in rua General Salvaget ( l´ennesimo generale fellone commemorato in un paese che a lungo ha sofferto sotto il tallone di un regime militare ~ 1964- 1985 ~ , e che presta comunque per tradizione e mentalità troppa attenzione a mostrine e divise, come fa rilevare e deride Jorge Amado nel suo “Uniformi, Frac e Camice Da Notte”, e come confermano gli innumerevoli busti di soldati pluridecorati in giro per i parchi della citta´ ) si riempie all´inverosimile di gente attorno ad un ricco desco tipo buffet a base di pesce.
La domanda e´: come fa tutta questa congerie di parenti e affini a rimanere cosi´apparentemente solidale ed unita, senza mai attriti, discussioni, liti ? L´unico cemento possibile e´ l´affetto reciproco, che qui pare assurgere ad un livello – direi – idelogico, ed un´idea forte della famiglia intesa in senso lato, come un tutt´uno organico, compatto ed armonioso, una specie di falange macedone, inattaccabile dall´ésterno e dall´intérno : ognuno mette da parte risentimenti , in nome di un bene superiore, l´unita´del clan. Diversamente, sarebbe un cataclisma generale, vista anche l´éntita´ della famiglia . Naturalmente aiuta molto il carattere tendenzialmente allegro di questa gente, il loro quasi permanente buonumore ( anche se il dubbio è che - più che allegri - siamo proprio "malucchi" , cioè fuori di testa, il clan Pereira e tutti i bahiani, visto il sole a picco 365 giorni all'anno, la quantità industriale di cerveza che ingollano, la musica assordante che connota le loro giornate, il caffè forte che non manca mai nei thermos di casa, e non ultimo il consumo di crack , la droga dei poveri, che pare abbia una parte anche nel rendere così petulanti ed aggressivi i ragazzi di strada che ti abbordano per ogni dove lamentando le più svariate disgrazie ed esigenze : una vera jattura, ma anche un pericolo perchè attirano ancora di più sul turista l'attenzione dei più malintenzionati .

Questa gente ha subito ultimamente dei gravi lutti : uno dei fratelli di donna Aurea, Gonzalo, ammazzato a sessantacinque anni nel suo negozio lontano da Salvador da un giovane rapinatore, poi a sua volta ammazzato in carcere. Lascia tre figli da due donne diverse, due ( Kaka e Gonzalinho) dalla prima – Zelia - ormai anziana, una dalla seconda moglie, giovanissima, abitante nel lontano sertao a Cansacao ( un’abitudine consolidata, in questo contesto dominato dal machismo, dare un calcio in culo alla moglie – anche se per nulla anziana - per prendersi quella piu’ giovane . So di un tizio trentacinquenne che ha abbandonato la moglie venticinquenne, commessa in un negozio di strada della Libertate, per prendersi una moglie diciottenne : e non e’ certo un caso isolato, anzi ). Poi in drammatica successione, due figlie ancora giovani di donna Aurea , Aneaurea, la primogenita ( 49 anni) , poi Tucci (41 anni) , la prima per ictus, la seconda per infarto. Non sara’ che la dieta di questa gente, troppo proteica, fagioli, carne di churrasco, etc. , nonostante la quantita’ e varieta’ di frutta e verdura di ogni tipo e forma abbia avuto un’incidenza su questa morti premature ?

L’arrivo di Amalia ( sorella di Donna Aurea) col suo “fidanzato “ italiano ( che ci accompagnano nel viaggio) sollecita tutto il numeroso parentado al completo alla visita in casa o almeno al contatto telefonico. In quest’ultimo caso di solito l’approccio standard e’ il seguente : “Ciao, mio hirmao, la sua falta foi una grande tristeza no mio corazao !”

La casa -emblema anch'essa per parte sua delle contraddizioni di questa terra - si erge in un quartiere popolare (barrio Libertade ) della città alta, su un pendio digradante verso il mare , affollato di casette coi mattoni a vista ( le uniche case intonacate sono quelle destinate alla vendita) .
Quindi, da un lato la vista magnifica sulla baia , dall'altro lato l'affaccio inguardabile su una specie di viottolo bucherellato da favela.
Questo dualismo irriducibile è il connotato più evidente di questa città : lo stridore tra miseria estrema e ricchezza, bellezza e degrado in primo luogo ( il Brasile è al settimo posto nella lista dei paesi in cui la ricchezza è peggio distribuita) , che si cerca di sublimare cullandosi nell'illusione di vivere nel paradiso in terra, nel "paese do sole" eterno ( in una delle città più piovose del Brasile), il paese della musica e dell'allegria , come se tutti i gravi problemi di tutto il Brasile qui per incanto svanissero.






giovedì 30 luglio 2009 .


Giovedì 30 luglio 2009


Un fatto di sangue e di violenza inaudita leggo oggi sul giornale “Tarde” che esce a Salvador. Inaudito per me perché i protagonisti sono entrambi poliziotti, uno della polizia militare , l´altro della polizia civile, perché non c´é un movente apparente, perché mostra la facilità davvero impressionante con cui qui in Brasile si può togliere la vita a qualcuno mesmo tra coloro che dovrebbero essere ligi alla legge : un tenente della PM , in preda a chissà quali ubbie, che spara ben tre colpi dell´ arma d´ordinanza addosso ad un poliziotto civile durante un controllo apparentemente di routine in un locale di una piazza centralissima di Salvador; l´altro - la vittima - che cade come un Cristo crocifisso mormorando : “ Porque´ isso ? “ .



venerdì 31 luglio 2009 .


Prima visita al Pelourinho.
La dorata chiesa di San Francesco nel Centro storico di Salvador ( nel Terreiro de Jesus) e´ per me irriconoscibile, come questa piazza e tutto il centro storico, rispetto alle cartoline che ne possiedo, che rimandavano un´immagine assimilabile a quella della vecchia Cuba. E´il frutto del rifacimento iniziato negli anni Novanta.
Storia: nel 1991, insieme ad un massiccio investimento statale in sicurezza ed al finanziamento della installazione di alberghi, restaurantes, escolas de dança e outras artes, si avvia un grande restauro dei casamenti del Pelourinho . In realtà, alcune costruzioni non furono recuperate internamente, per privilegiare la facciate , anche perche´lo stato interno di certe case ne impediva una ricostruzione fedele. Col restauro aumentano i turisti nazionali e stranieri, l’ovvio obiettivo del restauro, ma nello stesso tempo gli abitanti ( poveri) di queste case vengono deportati senza rispetto alcuno delle loro esigenze in altri bairros di Salvador.
Adailton ( il mio angelo custode ) mi rammenta indignato quanto accaduto allora, poi mi porta in Praca da Se’ per commentare la vicenda dell’africano Zumbo quivi rappresentato ( siamo nella metà del secolo XVII ) e della sua ribellione alla schiavitù ed ai suoi persecutori – portoghesi ed olandesi per una volta coalizzati fra loro - con efficaci tattiche di guerriglia, fino al solito tradimento di uno dei suoi che lo consegna nelle mani dei crudeli colonizzatori .
Giu’ , negli inquietanti sotterranei del Mercato Modelo, visitiamo gli zatteroni di terra circondati dall’acqua dove gli schiavi venivano stipati appena sbarcati.
La loro cultura e’ comunque riuscita a sopravvivere a tutto ciò, compresa la repressione violenta ( protratta fino ai giorni nostri, in particolare all’epoca della dittatura militare) contro il camdomble’ e la capoiera ed altre espressioni di tale cultura.
La storia di tutti i colonizzatori assomiglia a quello che vedo tutti i giorni dal terrazzo di casa Pereira : sul tetto di lamiera prospiciente il terrazzo una donna getta di prima mattina del miglio, strani uccellini color rosso-bruno accorrono a frotte e cominciano tranquillamente a beccare il loro cibo : ma ecco che arriva un uccellino più grosso degli altri, potrebbe unirsi pacificamente al gruppo e beccare la sua parte ( ce n’e’ per tutti ). Ma no : quello, prepotente e aggressivo, comincia ad affrontare ad uno ad uno gli altri uccelli tentando di cacciarli via . Così i colonizzatori avrebbero potuto tranquillamente unirsi agli indigeni , fraternizzare con loro , apprendere e dare conoscenze utili ad entrambi i popoli, ma no, quella gente andava sterminata, per brama di possesso esclusivo ed anche per razzismo, giacché quegli indios che non conoscevano la vera religione , quella dei colonizzatori, la religione cristiana, non erano da considerare degli esseri umani e si potevano dunque eliminare senza alcuno scrupolo.

Ogni “Terca de bencao” ( ossia ogni “martedì benedetto”) , si tiene nel Pelourinho uno spettacolo di musica . Il giorno 12 agosto assistiamo nel largo Jumbaga’ , (affacciato sulla rua do Carmo, che conduce al convento del Carmine ora hotel di lusso, sulla cui ripida scalinata che conduce ad una delle 365 chiese di Salvador ( una per ogni giorno dell’anno si sono effettuate – come ricorda una targa commemorativa - le riprese del film “ Il pagatore di promesse” vincitore della palma d’oro a Cannes nel 1962) , allo spettacolo di Geronimo, una specie di cantore-agitatore che alterna musica e messaggi politici di moderata contestazione . Todo o mundo balla ai suoi ritmi scatenati sui ristrettissimi spazi della scalinata .

In serata : odissea nella ladeira de Montanha, la strada in fortissima pendenza che porta dal barrio Comercio ( dové il Mercato Modello e la stazione marittima dalla quale ci si imbarca per le varie gite organizzate nella Baia , compresa quella sulla escuna (goletta) Maria Mulata che compiro’ il 12 di agosto prossimo venturo ) al Pelourinho, in alternativa all´Elevador Lacerda : ad ogni passo sirene tentatrici levano il loro canto ammaliatore : “ Mi levi, mi levi, senhor” . Tiro dritto : mi tornano alla mente gli ammonimenti di Sandra , un’amica di famiglia , i suoi racconti di mulhieres che trascinano i passanti nelle mani dei ladrones pronti a derubarli e infine matarli.


sabato 1 agosto 2009 .




Oh, Bahia de todos os Santos e de todos minha madrugadas,
Orlada de ilhas com contornos ondulados como cabelos de garotas...
Franco Visentini

La prima cosa che faccio ogni mattina non e’ legata ad altra, pur urgente incombenza , che quella di aprire la porta della terrazza ed ammirare la baia che si stende sotto i miei occhi , con la lunga isola di Itaparica distesa in tutta la sua superficie ondulata a segnare idealmente i confini terrestri di questo enorme lago virtuale, i cui limiti reali si stendono ben oltre la portata del mio sguardo.

Rammento a Dico che si parla di “Bahia de dtodos os santos e de quase todos o peccados “, per dire della secolare fama di sensualita’ di questa gente. Replica celiando che tutti i peccati vengono emendati da un bagno purificatore nelle sue acque, che assurgono dunque ad acque sacre come quelle del Gange.


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Oi, perche’ soy tam triste,
oi, a belleza que esiste,
a beleza que nem e’ so minha,
e tambiem passa soizinha....
(Tom Jobim : A garota de Ipanema )


Niente da fare : non c’é’ Dante, Petrarca, Leopardi che tengano di fronte alla significanza di questi due versi in cui mi ritrovo in pieno :

Oi, perche’ soy tam triste,
oi, a belleza que esiste...



.........................

La consapevolezza della bellezza del creato intorno a noi, e tuttavia l’incapacita’ per noi poveri mortali di apprezzarla fino in fondo, perche’ a differenza degli uccelli non siamo capci di volare cosi’ in alto, al livello di quella bellezza, soprattutto se siamo in preda ad oscuri mali dell’animo....





domenica 2 agosto 2009 .


E' una della giornate più piovose da quando siamo qui, di solito è pluvia ligera seguita da sole più caliente di prima : questo è l'inverno di Bahia , almeno in questo mese di agosto ( so che in altri mesi dell'anno piove quasi ininterrottamente per giorni e le conseguenze sono disastrose ma ampiamente prevedibili , visto che le case in questi quartieri periferici sono costruite senza alcuna visione preventiva dei tecnici comunali, sui cigli di dirupi dove finiscono i rifiuti domestici ingombranti, sopra terreni spesso di riporto in completa assenza delle normali opere di urbanizzazione: a giugno 12 morti e centinaia di famiglie dalle case distrutte dai tetti sfondati o dallo smottamento dei terreni sottostanti ; più a nord, nel Maranhão, nel Cearà, nel Parà, a causa delle piene inusitate di quest'anno, sono milioni le persone che ancora sguazzano nel fango, centinaia di migliaia le famiglie che dormono in alloggi di fortuna e con mille disgi per le strade inagibili, le scuole da raggiungere in barca, gli ospedali chiusi, mentre nell'estremo sud al confine con l'Argentina, nello stato di Rio Grande do Sul, non piove da mesi e la secca obbliga a razionare l'acqua e rovina le coltivazioni. ).
Sotto la pioggerellina autunnale partiamo con due mezzi verso San Sebastiao do Passè, a circa 100 m da Salvador verso l'interno, per raggiungere - previo fangosissimo trekking - la casa colonica di Olinda e Eloisio, fratello di donna Aurea ,tra animali di ogni genere, compreso un uribù che volteggia minaccioso sulle nostre teste in attesa di addentare una gallina morta ( si nutre solo di carogne).
Il tutto immerso in una vegetazione fitta di canne da zucchero, banani e avocados .




lunedì 3 agosto 2009 .


Visita a Barra, col suo forte, il più antico dell'intero continente, confine tra baia e oceano, nonché punto di sbarco del primo governatore di Bahia, Tomè de Souza, evento immortalato in un azuleios ad un capo della spiaggia sabbiosa delimitata dal forte di Barra .
Mentre stiamo per partire arriva trafelato un vicino a raccontare che nella vicina Strada della Libertade malviventi stanno rapinando gli occupanti della auto ferme ai semafori.
Spiaggia affollata all'inverosimile di venditori ambulanti di ogni età e sesso, qualcuno dei quali si spaccia per "venditore professionale" e millanta conoscenze in tutto il globo, preferibilmente nel paese di provenienza del suo occasionale interlocutore nonchè potenziale cliente , cui cerca di spacciare le sue collanine propiziatorie.




mercoledì 5 agosto 2009 .


5 – 9 agosto

Cinque giorni intensi all’interno del condominio ( in realtà una regione di ben 6 milioni di metri quadri) Aquas de Sauipe ( 86 km circa a nord di Salvador) da giovedì 5 a domenica 8 agosto .


La villa dei nostri ospiti Marion Thieme e Domingos ( fratello di Aurea, dai trascorsi musicali importanti in Germania ed in mezzo mondo, Australia compresa, irraggiungibile suonatore di ogni strumento a percussione, compreso l’immancabile berimbao , una specie di strumento ad arco che però si batte con la bacchetta ) , cosmopolita coppia tedesco-brasiliana che qui dimora da 4 anni, si affaccia con magnifica prospettiva panoramica, con suo grande emiciclo ligneo esterno, sulla Laguna dei sucuri’, ovvero delle anaconde . La cosa mi mette un po’ di brividi addosso, ma non rompe certo l’incanto del posto : la sequenza avvolgente delle piccole baie della laguna, il pontile ove e’ ormeggiata la barca di Domingos ( viene in mente Giacomo Puccini che si aggira in barca sul lago di Massaciucoli a Torre del Lago presso Lucca a caccia di anatre), la stalla dei cavalli sulla collina di fronte alla torreggiante villa col suo magnifico panorama a 360 gradi , i numerosi animali più o meno domestici in circolazione ( cani in quantità industriale, dai nomi creativi di Priscila, Dottore etc. , gatti, lucertoloni, ed i piccoli, curiosissimi , caracollanti cichiti, che però si tengono al largo per paura dei cani ), il sorgere del sole coi suoi riflessi sull’acqua, le strade in terra battuta tra le varie ville isolate lungo le quali corre il bughi di Domingos alla solita andatura disinvolta che rischia ad ogni passo di spedire per le terre gli occupanti dei sedili posteriori , il suono dell’oceano vicino, di notte particolarmente incisivo, tutto contribuisce al fascino del luogo . E tuttavia la presenza intuita e minacciosa dei sicuri’ pronti a ghermire le loro prede inquieta ( l’ecologica Marion racconta però delle sue tranquille nuotate fianco a fianco dei sicuri’, innocui come pesci quanto scorazzano lontano dalle piante acquatiche : si lasciano perfino accarezzare ).

A sera attorno al fuoco scorrono racconti impressionanti di pescatori partiti per la pesca di laguna e non più tornati, forse stritolati tra le spire di anaconde, animali di mole impressionante che mirano a lungo le loro prede prima di assalirle dopo essersi avvolte con la lunga coda attorno alle radici sommerse delle piante acquatiche, o di assalti di sicuri’ ad animali di notevoli dimensioni come i buoi dalle lunghe corna del sertajo .
La inquieta Marion si lamenta perché la tecnologia (Internet, in primis), tarda ad arrivare fin quassu’. Et pour cause !
Nei pressi c’e’ la Riserva ecologica “Aquas de Sauipe” , um dos últimos refúgios ecológicos da Mata Atlântica a Bahia, che visitiamo con Marion, scoprendo che contiene , oltre alla foresta (mata) atlantica, l’unico museo naturalistico dello stato di Bahia.
Nel vicino porto di Sauipe si può finalmente nuotare in sicurezza nel Rio che qui sfocia nel periglioso Oceano
( miglia e miglia d’acqua in cui ci si puo’ praticamente solo bagnare i piedi o fare del surf sulle onde). Ma da queste parti pare che noi siamo gli unici turisti o quasi : i frequentatori della spiaggia sono i carpenteiros o i petreros che affollano le numerose piccole pousades della località, impegnati nei lavori di ultimazione dell’enorme, lussuoso complesso residenzial-alberghiero di Costa di Sauipe, a tre chilometri da qui, luogo per vip milionari ( case ad un milione di reais in media).




lunedì 10 agosto 2009 .


Dopo la parentesi di Sauipe si torna a Salvador. La mattinata trascorre quasi interamente davanti al computer a scaricare le canzoni di Tom Jobim, nume della musica brasiliana, ma non di quella bahiana, dove la sua bossanova non sembra aver molto attecchito.
D'altra parte, qui spesso riecheggiano vecchie canzoni italiane riadattate, da Modugno a Peppino di Capri.




mercoledì 12 agosto 2009 .


Tour alle isole della baia ( isola dei Frati ed Itaparica in particolare con la escuna ovvero il brigantino "Maria Mulata" , tra spruzzi d'acqua e venti contrari e soprattutto musica martellante dall'inizio alla fine del solito gruppo, mentre un bellissimo giovane di pelle scurissima filma il tutto da rivendere a 50 reais ai partecipanti ( come non bastassero i 70 già sganciati e le spese per le consumazioni a bordo e quelle a terra ).
Sbarcati ad Itaparica, siamo confinati in un ristorante self- service all'aperto di fronte alla spiaggia dal quale in pratica ci si può allontanare solo in bus per visitare il centro della cittadina-capoluogo. Sono misure precauzionali - scopro più tardi - perché anche questa isola, che era il tranquillo buen retiro dei salvadoregni con seconda casa , è ormai infestata da una delinquenza crescente, tanto per cambiare.




giovedì 13 agosto 2009 .


Serata varia con la figlia di un fratello di Donna Aurea, Gonzalo, quello assassinato di recente, che ci conduce - dopo lungo peregrinare dalle parti dell'Oceano - alla "Bambara Choperia" in avenida Octavio Mangabeira,con musica dal vivo e singles attempate in cerca di partner con cui abbandonarsi alla voluttà della danza. Una volta di più si possono ammirare la capacità dinamiche di questo popolo ( "il brasiliano tende a riportare tutto alla danza, si tratti di gioco o di lavoro",Gilberto Freyre).




sabato 15 agosto 2009 .


In taxi a Cachoeira, comune di 31.966 abitanti dello stato di Bahia ai margini del Rio Paraguaçu, distante circa 120 km da Salvador – dunque vicinissima se si giudica sul metro delle distanze abissali di questo continente ( luogo storico perché qui si scatena la prima rivolta antiportoghese del 1823) per la processione di Nostra Signora della Buona Morte , che pare più conosciuta all´ estero, specie tra gli afroamericani che vi accorrono a frotte, che tra i bahiani, molti dei quali nemmeno la conoscono ( e’ incredibile la scarsa conoscenza del territorio del loro stato medesimo da parte dei bahiani e viceversa degli abitanti dell’entroterra bahiano, grande quanto la Francia, rispetto alla loro capitale ( racconta Adailton che , quando con amici da Salvador e’ sbarcato, dopo quasi quattro ore di viaggio, a Cansaicao , nord ovest di Salvador, nel cuore del sertao, è stato accolto dai locali quasi come Cristoforo Colombo al primo sbarco in terra americana : un abitante della lontana capitale Salvador per quella gente è merce rara, da osservare incuriositi come un animale in via di estinzione).

IL RITO :
Come tante altre devozioni mariane, il culto de Nossa Senhora da Boa Morte arriva in Brasile coi portoghesi. Lo si incontra, em primeiro lugar, na cidade de São Salvador da Bahia. A imagem de Nossa Senhora da Boa Morte pode ser venerada na igreja da Glória e Saúde. Ainda hoje, na véspera da festa da Assunção, a imagem é depositada num esquife e exposta à visita dos fiéis.
Tudo indica que, de Salvador, a devoção tenha se deslocado para a cidade de Cachoeira, no Recôncavo baiano. Nesta cidade, anualmente, a Irmandade da Boa Morte presta homenagens a sua patrona. A Irmandade de Nossa Senhora da Boa Morte é a única no Brasil e talvez no mundo com as suas características.
Solo mulheres com mais de 40 anos são admitidas na confraria que existe há mais de dois séculos. O culto a Nossa Senhora da Boa Morte é uma tradição da Igreja Católica e que na Bahia incorporou elementos da cultura afro-brasileira. A cada ano, os rituais promovidos pela irmandade atraem mais turistas e pesquisadores de vários países, principalmente dos Estados Unidos.
A Festa de Nossa Senhora da Boa Morte tem início com la processione dei membri da irmandade que tem o nome da santa. Nesta procissão, as irmãs, vestidas de bata redonda e saia branca comprida, iniciam os rituais que duram três dias, conduzindo a imagem de Nossa Senhora no esquife pelas principais ruas do centro histórico. Após o percurso, elas levam a imagem até a sede da irmandade, onde rezam pela memória das irmãs falecidas. Encerrando o culto religioso, participam da ceia branca, quando são servidos pratos à base de frutos do mar, acompanhados de pão e vinho.
Nel secondo dia da programação, as integrantes da irmandade retornam às ruas de Cachoeira, para il rituale da procissão do sepultamento. Vestidas com suas becas pretas, elas carregam a imagem de Nossa Senhora, em silêncio, seguidas pelos músicos da filarmônica, que tocam marchas fúnebres. De volta à capela, com a imagem, participam da celebração que simboliza uma celebração de exéquias.


No domingo, quando os festejos atingem o auge da programação, as irmãs comemoram a Assunção de Nossa Senhora da Glória. Neste dia, saem em procissão, em clima de muita alegria.
Nas mãos, carregam flores e enfeitam suas becas com colares de contas coloridas e dourados. Ao final da procissão, retornam para a sede da irmandade e trocam as becas por saias batas coloridas. Vestidas assim, recebem todos os convidados para o tradicional banquete da Irmandade de Nossa Senhora da Boa Morte, dando início a três dias de samba-de-roda.

Il rito e’ interessante e molto partecipato, specie dagli afroamericani, ma c’é’ una presenza troppo massiccia e invadente , persino in chiesa, di fotografi coi loro flash incomodanti, che rovina il fascino della cerimônia. E’ proprio vero : non c’é’ più religione, non c’é’ rispetto nemmeno per quello che dovrebbe essere in primo luogo un rito sacro, e non quell’ evento mondano a cui e’ ridotto . Che tristezza !

 


 


domenica 16 agosto 2009 .


 


Su Internet leggo questo annuncio :
Ciao, il mio nome e' ...,sono una guida turistica,risiedo a Salvador de Bahia – Brasile.
Se sei interessato a passare una vacanza diversa,creata su misura,personalizzata al tuo stile di esigenze, contattami pure,sara' per me' un vero piacere aiutarti a trascorrere un periodo piacevole IN Salvador BAHIA Brasile..
1. Perchè con meno di € 90.000,00 euro, potrai comprare una villa di oltre 100 m2 a meno di un km. dal centro di Salvador.
2. Perchè nel litorale Del Nordeste Del Brasile potrai godere di un clima ineguagliabile durante 12 mesi l'anno, con un sole raggiante e deliziose brezze marine. Tutta la costa del litorale Del Nordeste è un paradiso tropicale, bagnato dalla luce dorata del sole come pochi posti al mondo, la cui temperatura è mitigata da costanti brezze marine. Raramente si registrano temperature estremamente calde. Le piogge, per lo più acquazzoni passeggeri, si intervallano a periodi di sole.
Non c'è bisogno di eleggere la stagione migliore dell'anno per sfruttare la spiaggia e il sole, che è sempre presente. Quindi per cortesia smettete di chiederci qual'è il mese migliore, tutti i 365 giorni all'anno sono buoni per venirci a trovare.
3. Perchè il litorale è pieno di spiagge paradisiache di finissima e bianchissima sabbia, circondate da palme di cocco, con acque con temperature miti che frequentemente formano piscine naturali.
4. Perchè potrai gustare saporose carni, pesci e crostacei in ottimi ristoranti per meno di 30R$ ( si, solo qualcosa in + di 10 euro)
5. Perchè ad un solo tiro di pietra potrai incontrare non solo spiagge da sogno, ma anche fiumi impressionanti, dune di sabbia incredibili, preziosi laghi, colline con tanta vegetazione e , alla fine, una natura talmente varia come spettacolare, difficile da scrivere in poche parole.
6. Perchè potrai sfruttare tutti i vantaggi che offrono le sue cosmopolite città come anche la tranquillità di decine di pescatori in piccoli villaggi che incontrarai in tutto il litorale del Nordeste.
7. .Perchè, anche se il Brasile è considerato il paese della samba, del calcio e delle bellissime donne, come diversioni il litorale di nordest offre altre molte opzioni, tanto per gli amanti degli sport estremi e/o l'ecoturismo come per quelli a cui piace godere della notte fino alle prime luci dell'alba e oltre.
8. Perchè la regione del Nordeste, al contrario di città come Rio De Janeiro, San Paolo, è pacifica e gode di un alto livello di sicurezza (la violenza e il crimine organizzato si concentrano nelle « favelas »di queste grandi città) essendo terrorismo e conflitti armati totalmente sconosciuti in Brasile
9. Perchè la qualità dell'assistenza sanitaria (quella privata), con una ricca e ben dotata rete di ospedali e centri medici, è equiparabile, se non superiore, a quella dei paesi europei.
10. Perchè i dentisti forniscono prestazioni di alto livello. Molti di loro hanno diplomi stranieri. Gli Americani vengono frequentemente in Brasile per trattamenti dentari (Impianti) a prezzi molto più bassi che negli Stati Uniti. Gli Europei finora non hanno ancora approfittato di questa situazione. Dentisti e ottici usano principalmente materiale importato. Ci sono pochi fabbricanti di impianti e lenti al mondo. Quindi perché pagare tre volte più care le stesse lenti Zeiss o Essilor? Se volete acquistare un nuovo paio di occhiali con i più recenti modelli di montatura, comprateli qui e risparmiate la metà del prezzo del vostro biglietto aereo. L'altra metà potrebbe essere pagata con il risparmio su un trattamento dal dentista. Pensateci.
11. Perchè, a differenza di quello che è successo con altre zone vittime di un turismo massificato, il carattere della gente è aperto, allegro e amabile, e i sorrisi che dispensano ai turisti stranieri sono naturali e spontanei.
12. Perchè l´attuale tasso di cambio con la moneta brasiliana (1 euro= 3 reais aprox.) permette l'acquisto di tutti i beni e servizi a costi veramente convenienti.
13. Perchè l'investimento in immobili è giuridicamente sicuro e con grandi aspettative di rivalutazione, sia nel breve come nel lungo periodo, in un paese in enorme espansione, con risorse incontestabili, e che, sotto l'aspetto economico, sta superando ampiamente tutte le aspettative

Ribadito che personalmente, nelle mie lunghe , probabilmente incoscienti peregrinazioni soprattutto a piedi ed in autobus in lungo ed in largo per tutta la citta’, dall’aeroporto Magalhaes fino al promontorio di Ribeira , non ho mai assistito ne’ tantomeno subito atti di violenza ( tranne quello che vado a raccontare, in cui il vero responsabile di quanto accaduto sono io e solo io, giacché ero in grado di percepire il pericolo o l’insidia incombenti, ma ho chiuso volutamente gli occhi per abbandonarmi alla voluttà di un incontro con l’altro sesso ) , nemmeno scazzottature ( tranne di sfuggita una volta ), a smentire l´affermazione per cui Salvador godrebbe di un alto livello di sicurezza, ecco un sunto delle notizie di cronaca recente che coinvolgono i turisti, per tacere del resto .

Il giorno lunedì diciassette agosto tocca al sottoscritto sperimentare direttamente la pericolosità delle cosiddette “pirigueri” , donne fatali che girano per il centro storico a caccia di turisti da derubare.
Il commento, amaro, e’ che si e’ trattato di una preda troppo facile, per la mission da roubo di questa mulher da rua.
Il Vice Console onorario Dr. Giovanni Pisanu, un anziano e posato signore , nella sede di Avenida Sete de Setembro,1238 ostenta molto scetticismo sulla possibilità che la donna sia individuata e punita. Mi consiglia di ripartire subito per l‘Italia, visto che non ho più dineiro.
La polizia civile, nella DELTUR, delegazione di Cruzeiro Sao Francisco nel Pelourinho destinata espressamente “ alla protezione del turista” , mi fa vedere una serie di foto di donne schedate, tutte dall’aspetto evidente di donne di vita . Nessuna somiglia neanche lontanamente alla donna in questione.
Al contrario del console, ostenta molta fiducia nella possibilita’ di individuarla. Mah!

Dal CORREJO del Giorno 21.08.2009 - 07h27 :
Assaltantes roubam hotel de luxo no Santo Antônio Além do Carmo : Quatro homens e uma mulher, armados com pistolas e metralhadoras, assaltaram na quarta-feira (19) a Pousada des Arts, aberta há seis meses nella piazza Santo Antônio Além do Carmo, nel Centro Histórico, vicino al Pelourinho.
Il giorno seguente sul Correjo il padrone della Pousada in questione accusa la Polícia Militar di omissione in relazione all´assalto subito .
Curiosi questi poliziotti militari, che stazionano immobili come statue , di solito in due, in vari punti del centro, a protezione soprattutto dei turisti : sembra siano temuti dagli indigeni più dei criminali , soprattutto quando organizzano i loro blocchi stradali , una specie di incubo per tutti gli automobilisti di Salvador : se qualcuno si distrae e salta il blocco, quelli sparano a raffica senza pensarci un secondo, di solito matando tutto ciò che si muove intorno : se poi succede qualcosa intorno a loro, o qualcuno va a denunciare loro qualche reato , ostentano di solito apatia .
Intanto, dappertutto enormi cartelloni pubblicitari assicurano che il governo di Bahia sta facendo tutto il possibile per migliorare la vita dei bahiani, a cominciare dalla loro sicurezza : in particolare, aumentando il contingente della polizia militare ed i suoi mezzi.
Più correttamente, si può leggere altrove ( sito “Globo.com”) questa disamina di Salvador :
“ É uma capital violenta, recheada de desigualdades sociais e favelas ".




lunedì 17 agosto 2009 .


Dunque, i fatti, come descritti nel mattinale di polizia:
Alle ore 18 circa, in Terreiro De Jesus, nel centro storico, venivo abbordato da una ragazza alta, morena, capelli ondulati , corporatura robusta, età di circa trent'anni, che suggeriva di recarsi alla vicina Cantina Da Lua, dove ci accomodammo ad un tavolino esterno.
Mi allontanavo un attimo per un bisogno, al ritorno consumavo la bevanda ordinata , si chiacchierava del più e del meno quando la ragazza proponeva di andare a casa sua, promettendo faville. Io ero a quel punto già più di qua che di là ( effetto probabile d'una sostanza dopante infilata dalla zoccola nella bevanda ) ed obbedivo intontito eseguendo come un automa gli ordini della garota , compreso quello di fare un prelievo al vicino Banco do Brasil . Dopodiché non ricordo più nulla . Ho saputo dopo di essere stato raccolto in condizioni pietose da un tassista di mia conoscenza , condotto a casa, poi al commissariato, e subito dopo in ospedale per una flebo . Riportato a casa all'alba, mi svegliavo in tarda mattinata senza rammentare nulla dell'accaduto.
Oltre a rischiare la pelle, perdevo nell'occasione i contanti , la tessera Postamat e il cellulare di mia suocera.
Dopo il fattaccio, le mie uscite solitarie per la città si diradavano drasticamente.




sabato 29 agosto 2009 .

Adailton rimorchia una carrettata di garote, per lo più giovanissime, e mi trascina di sera inoltrata in un tour infinito nei locali della Orla, tutti affollati all'inverosimile,trattandosi oltretutto di sabato.




domenica 30 agosto 2009 .


Al ritorno pomeridiano dalla Orla mi fermo in largo do Pelourinho per un concerto in cui si esibiscono tutti i gruppi più popolari della città, tra cui le" Bimbe di Dida" , un complesso di sole ragazze che riescono con incredibile coordinazione a ballare e contemporaneamente percuotere con decisione e ritmo i loro enormi tamburi africani , mentre Dida - un donnone più largo che alto - intona appropriatamente il pezzo forte del suo repertorio , "Mama Africa" .
Purtroppo anche stavolta ignoro gli appelli pressanti dei parenti a tenere gi occhi aperti , e mi lascio sfilare dalle tasche il portafogli da qualcuno che approfitta dei balli sfrenati sotto il palco per urtarmi e compiere il misfatto.
E così partono, oltre a pochi contanti, tutti i miei documenti, eccetto il pasaporto, e la carta di credito, che anche stavolta devo correre a bloccare per evitare prelievi indebiti, come già fatto per la tessera postamat.




giovedì 3 settembre 2009 .


Avevo programmato di restare qui fino al 27 settembre, magari lasciando la casa dei miei gentili ospiti ( “l’ospite è come il pesce : dopo un po’ puzza”, dice il proverbio, anche se mi risulta che in questa casa qualche ospite italiano particolarmente approfittatore e senza scrupoli – ma per questa gente la cosa è quasi “normale” ! - c’è rimasto addirittura un anno intero ! – come l’ex marito separato della defunta Tucci ) per un albergo , ma angustiato e afflitto , più che dai casi personali, dai continui ammonimenti , esacerbati dai casi di cui sopra, sulla violenza endemica di quaggiù da parte dei miei ospiti, decido improvvisamente di partire. Il taxista che mi accompagna all’aeroporto aggiunge ulteriori tasselli al quadro già sufficientemente fosco , ma a suo dire il governatore Wagner sta facendo grossi sforzi per metterci una pezza, assumendo uomini a tutta forza ( seimila poliziotti in più ), probabilmente anche in vista dei campionati mondiali di calcio del 2014 di cui Salvador sarà una delle sedi . Sennò, chi mai ci verrebbe ?

Dopo pochi giorni che sono a casa, con qualche rimpianto ( per esempio, non essere riuscito a vedere il museo di arte moderna o una cerimonia di candomblè ) , vengo a sapere da membri della famiglia Pereira residenti a Parma che in via della Libertade, la strada che percorrevo giornalmente , sono successi fatti davvero eclatanti, autobus bruciati, gente morta in tiroteios ( conflitti a fuoco) tra banditi e polizia e via dicendo….. Pare che tutto questo sia dovuto ad una rappresaglia dei banditi per il trasferimento in una prigione sicura del Mato Grosso di un boss locale : davvero la tracotanza e pericolosità della delinquenza non ha limiti ( figuriamoci cosa accade a Rio o a San Paolo dove mi dicono che la violenza è decisamente superiore a quella che si registra a Salvador ! ).
Spero che un giorno tutto ciò possa cessare, come prometteva con qualche eccesso di ottimismo il mio tassista, ma per intanto la situazione laggiù è davvero brutta.




MADAGASCAR





UN PO’ DI STORIA

I primi “bianchi” si affacciano, circa cinquecento anni fa’, su queste terre apparentemente “vergini”, ma in realtà abitate perlomeno dai primi secoli dell’era cristiana dagli austronesiani giunti quaggiù al termine di una delle più importanti, misteriose e defatiganti migrazioni di massa della storia lungo la rotta Indonesia-India-Africa.

Trovano ovunque gente ospitale e gentile che accorre loro incontro col sorriso sulle labbra e le braccia colme di doni augurali.

Potrebbero – se lo desiderano- stabilirsi laggiù sulle terre che i nativi sono pronti a concedergli e convivere pacificamente nei secoli dei secoli. E invece no, il demone della cupidigia li possiede ( del resto sono tutti avanzi di galera, di cui la patria d’origine  è stata ben felice di sbarazzarsi spedendoli lontano) ; per giunta, chi li guida è portatore d’una ideologia che considera inferiori e perciò disprezzabili, poco più che bestie da convertire o da distruggere, tutti quelli che non la condividono.

E così è lo scontro. I  nativi si difendono con accanimento per un secolo e mezzo, finchè i portoghesi e i francesi che seguono sono costretti a riprendere il largo.

Gli dicemmo: eccovi delle terre ..che le vostre donne le coltivino. Siate giusti, siate buoni, e diverrete nostri fratelli. Quelli promisero e intanto scavavano trincee. Poi innalzarono un fortino , con bocche di bronzo che celavano il tuono. I loro preti volevano darci un dio sconosciuto ; essi parlavano di obbedienza e schiavitù : piuttosto la morte !, fu la risposta. E fu strage, lunga e terribile. Ma anche se vomitavano fulmini, furono tutti sterminati !…". 

Gli indigeni ne andavano giustamente fieri. Avevano dato filo da torcere agli invasori assai più di quanto non fossero stati capaci di fare i nativi americani, sterminati quasi fino all’ultimo uomo da spagnoli,portoghesi e inglesi in un terribile olocausto.

Da allora e fino ai primi dell’Ottocento da quelle parti s’erano visti solo bucanieri, per i quali l’isola era la base ideale per attaccare le navi di passaggio per l’Oceano Indiano sulla rotta commerciale tra India ed Egitto . Alcuni di loro  ci si erano definitivamente  “accasati”, magari sposando principesse e fondando dinastie longeve. 

A un certo punto,però, le Compagnie commerciali senza scrupoli ai cui ordini segretamente operavano avevano ” deciso di scaricarli.  Era il momento di cercare manodopera più a buon mercato di quella disponibile sulla ormai inflazionata Cote d'Or,  da spedire in catene nelle sempre più estese piantagioni americane o delle Indie Occidentali. Per ottenerla senza colpo ferire, le Compagnie incoraggiavano le guerre tribali tra i clan malgasci , e poi ne acquistavano i prigionieri  per un barile di polvere da sparo,  dei fucili antiquati , delle stoffe….

 E la storia si era ripetuta quando, alla fine dell’Ottocento,  i francesi erano tornati in forze sull’isola : il loro corpo di spedizione aveva trovato nei clan Sakalava del nordovest dei preziosi alleati nella marcia vittoriosa su Tana, dove una monarchia corrotta ed invisa ai più non era riuscita ad organizzare nemmeno una parvenza di resistenza.

La regina Ranavalona firma la pace sperando di conservare il trono, ma a questo punto scoppia un’insurrezione generale contro i francesi e la stessa Corona, che durerà dieci lunghi anni, nonostante la feroce repressione del generale Gallieni.

Sono i primi germi del rinato nazionalismo malgascio  che il potere coloniale cercherà di soffocare, ancora una volta, mettendo  le etnie le une contro le altre.

E all’indomani dell’indipendenza, proclamata nel fatidico millenovecentosessanta, erano stati i funzionari inviati dal governo centrale del tiranno Tsiranana a dirigere i vari “cantoni” a riattizzare il malcontento, presentandosi in tutto e per tutto come i degni rimpiazzi dei padroni stranieri appena partiti.

Quella stagione postcoloniale era stata archiviata.  Cacciato il tiranno era arrivato il giovanissimo, filiforme colonnello Ratsimandrava, sbandierando il vessillo di un socialismo dal volto umano, basato sul rafforzamento delle autonomie locali, i famosi “fokolona” : dura due settimane, poi viene ucciso in un’imboscata. Segue il lungo regno del capitano Ratsiraka, che durerà fino al 2002. Oggi al potere c’è  un giovanissimo ex conduttore radiofonico, ma la situazione è politicamente molto incerta, perché il suo governo non è riconosciuto quasi da nessuno.





TRE UOMINI A ZONZO PER L’ISOLA ROSSA

Aprile 1980. Arriviamo a Tanà (sarebbe Antananarivo per chi ama gli scioglilingua malgasci), la capitale ventosa sull’altipiano centrale, dopo quasi dodici ore di volo da Milano, con scalo a Mogadiscio e Nairobi. Alloggiamo all’Hotel du Lido, in avenue 26 giugno 1960, sopra lo Zoma, il grande mercato settimanale di Tanà,che si  svolge proprio il giorno dopo, venerdì.

La notte tra giovedì e venerdì  passa dunque insonne a guardare di sotto le piccole, frenetiche e vocianti formichine che cominciano nel cuore della notte a preparare i banchi (e fracassare gli zebedei).

Dopo aver trascorso buona parte del tempo a osservare il viavai,  di buon mattino ordino al telefono interno la colazione e m'immergo con un po' di disgusto nell'acqua torbida di calcare e terra della doccia.

Dopo una mezz'ora abbondante s'affaccia alla  stanza un magro e anziano cameriere infilato in una  divisa sgualcita e abbondante assai simile ad un pigiama, che fa un contrasto quasi comico con la dignità dei gesti. Il tè che mi porge nel vassoio ha più o meno lo stesso colore torbido dell'acqua della doccia, ma l'uomo è simpatico e garbato e gli allungo un franco malgascio.

Scendiamo a vedere il gran marchè  .

Lo sguardo vaga sperduto sul vasto giro delle  piramidi di frutta e legumi ed animali sotto una fungaia di ombrelloni bianchi, sovrastati a loro volta, qua e là , dai tetti rossi dei magazzini a forma di padiglione: una ricchezza in svendita, metafora d'un paese che, nonostante tutto, non riesce a venir fuori dalla sua crisi endemica…

Col taxi ci facciamo condurre alla gare routiere du Nord, all'estrema periferia della città, per noleggiare  un  taxi-brousse con autista,  in pratica  una panciuta  Peugeot degli anni cinquanta, con direzione Diego-Suarez, la  capitale dell’estremo nord.

 A tutta prima l'autista del mezzo non vuole saperne di partire per un viaggio così lungo, poi si lascia convincere contando probabilmente su qualche inconveniente che accorci il viaggio a lui ed al secondo autista ( si viaggia in coppia per motivi di sicurezza). Partiamo dopo la solita, estenuante trattativa sul prezzo della corsa.

Mentre i due davanti conversano fittamente, cerco di concentrarmi sul paesaggio, per quel che è consentito dalle condizioni non eccezionali della RN6, che peggiorano sensibilmente man mano che ci si allontana da Tana in un saliscendi continuo tra dolci colline e valli qua e là punteggiate da rari eucaliptus, tappezzate d’un verde uniforme che dirada man mano che l’altopiano lascia il posto all'arida savana.

Sul ponte di Maevatana, a metà strada,  l’auto incrocia le acque rosseggianti, cariche di laterite, del Betsiboka  che ribollono nella tumultuosa discesa a valle: come se la terra, ferita a morte dall'insensata deforestazione, fosse in preda ad una devastante emorragia( non per niente si chiama  “l’isola rossa”).

Nel frattempo io ho già vomitato due volte la colazione, un po’ per le condizioni della  strada e un po’ per il mio stomaco debole.

 Superato il fiume, le tracce d’asfalto diventavano sempre più sporadiche, fino a sparire nella polvere d’una pista che non promette niente di buono ; difatti dopo qualche chilometro un torrente straripato sbarra la strada ( la stagione delle piogge, che dura più o meno da novembre a febbraio, con contorno di devastanti cicloni e inondazioni , è appena alle nostre spalle).

Il viaggio deve proseguire con altri mezzi, con gran soddisfazione del tassista.

Ci spogliamo e scivoliamo nell'acqua fino alla cintola con la borsa da viaggio sul capo per passare dall’altra parte: mi sento il portatore bantù di qualche spedizione coloniale, o il protagonista d’una avventura salgariana, il che mi aiuta molto a superare il fastidio di quella contingenza. Fortunatamente, il primo abitato non è distante.

Ad Antsohihy, quattro case di fango e paglia lungo la pista,  pranziamo  all’unica costruzione di legno della zona, una locanda di una grassa e soave negra.

Brava ai fornelli, dunque, ma per sovrappiù zelante al tavolo, trova modo di allungarmi tra una portata e l'altra il Midi Madagasikara, il giornale locale scritto per metà in malgascio e per metà in francese. Purtroppo, risale a qualche settimana avanti.

In prima pagina, l’unica leggibile perché scritta in francese, campeggia il bel faccione bruno del capitano Ratsiraka, il ras del Paese: l’uomo promette di cambiare politica, di aprire al mercato, di rinunciare alle nazionalizzazioni ecc.,

Avremmo potuto fermarci per la notte, ma una maledetta fretta d’arrivare a Diego ci sospinge in affollata compagnia sulle panche d’una scomoda jeep che fa la spola col capoluogo. Inutile dire che in più di un’occasione siamo dovuti scendere e trarre la jeep dal fango a forza di funi e di braccia.



Arriviamo a Diego-Suarez, città piuttosto squallida in centro, a parte l’ avenue Colbert, la via principale in pendenza che dalla tetra piazza del municipio in puro stile “realismo socialista” di provincia,  tra edifici in stile coloniale dagli improbabili colori rosa pastello come l’Hotel de la Poste o la monumentale Banque Commerciale de Madagascar col suo pronao colonnato,  sbocca a nord nella immensa rada di Ramena, grande quasi quanto quella di Rio de Janeiro, col suo grazioso isolotto tondeggiante all’imbocco, un tempo utilizzato per sacrifici tribali. Di tanto in tanto qualche bimbetto ci agita davanti al naso i coni di carta pieni di arachidi, urlando con quanto fiato ha in gola il suo pigolante “cacahete!cacahete!”.  

Siamo ospiti di Olivio, un genovese vecchia conoscenza di famiglia di Sergio Pacifici, trasferitosi da molti anni  laggiù  per aprirvi una ditta di import-export di pesce, che ha poi intestato a suo figlio, sempre in giro col suo bialberi  a concludere affari o, più spesso, a trasbordare turisti nei vari atolli attorno all’isola madre. Ci spiega che gli stranieri che vogliono aprire un’attività in Madagascar devono prendersi dei partners “locali” e a loro è toccato un tipo un po’ losco …

Mentre Olivio parla, nella penombra del soggiorno il mio sguardo è attratto soprattutto dalla sua gamba destra gonfia, assurdamente gonfia e arrossata sul corpo rinsecchito (un’infezione da qualche micidiale insetto tropicale, ma le insidie peggiori sono la malaria e la schistosomiasi, che si prende toccando lumache e simili nei corsi d’acqua) che il vecchio tiene allungata su una sedia, mentre Augustine, la sua factotum negra, scivola silenziosa per la stanza con una ramazza.

Ci spiega che gli indigeni, i sakalava, sono in buona parte i discendenti di incroci tra i pirati che nell’isola si appostavano per assalire le navi di passaggio per l’Oceano Indiano e le indigene (proprio nella baia di Ramena, nel 1695 un ufficiale di marina francese, un frate italiano ed un pirata americano costruiscono una cittadella fortificata che sarà il primo nucleo di una repubblica chiamata Libertalia “ in nome di Dio  e della libertà”: niente schiavi, la terra a chi la coltiva ecc., ma la cosa finisce dopo dieci anni). Dunque, c’è poco da fidarsi …. Poi sono arrivati i francesi,  filibustieri peggiori di quegli altri…. Comunque ai tempi coloniali la città era più viva di oggi, c’era un bel padiglione per i concerti, che ora arrugginisce in mezzo alle erbacce … quando la guarnigione è partita c’era mezzo paese a salutarla e  in prima fila a cantare la marsigliese e sventolare drappi tricolori c’erano le prostitute.

Dopo un paio di notti ci trasferiamo, anzi ci iberniamo in un albergo-ghiacciaia col condizionatore a mille, poi in un più confortevole albergo-ristorante, l’hotel La Rascasse , all'angolo della centralissima piazza Foch gestito dal solito francese. Come dappertutto, si mangia discretamente bene, soprattutto pesce, e si spende poco.

In piazza facciamo conoscenza con un gruppo di liceali. Ci parlano della loro scuola,  un tempo prestigiosa, ora a loro dire  precipitata al livello più basso della sua storia, gli insegnanti migliori che appena possono scappano via, restano solo i peggiori, alcuni mandati da Tana per punizione ; dei genitori che s'indebitano per pagar loro gli studi. Sembrano avercela parecchio con Ratsiraka.



Puntata a Nosy Be.

Da Helville, il capoluogo, approdiamo in taxi ad Ambatoloaka. Ci accampiamo in spiaggia sotto una tenda che però può ospitare solo due persone, e il terzo dorme all’addiaccio, magari sotto una pioggia battente com’è successo al sottoscritto.

Per buona parte del giorno non c’è nessun segno apparente di vita all'intorno di quella baia infinita che i bianchi hanno colonizzato, respingendo all’interno ogni traccia dell’antico villaggio di pescatori .

Ad est si erge  un piccolo promontorio, mentre ad ovest la baia pare immergersi nel mare verticale con un' ultima , arcuata lingua di sabbia scura: la sensazione di essere soli, al nadir di quell’unico abbraccio luminoso di terra cielo e mare, da le vertigini.

Ogni tanto una piroga a bilanciere,  la bella vela a trapezio accuratamente bordata per fare il pieno di vento, scivola silenziosa sulla spiaggia, mentre dalla riva qualcuno lancia a ripetizione dei misteriosi suoni gutturali (un saluto? o una for­mula di rito per rendere grazie agli dei del mare che hanno assistito il marinaio durante la traversata  ? ).

Procedendo verso l'interno, man mano che la luce si fa strada davanti a me, scopro le strane architetture che i fusti molli delle piante­ liana disegnano sconfinando tra un tronco e l'altro, l'ampio ventaglio dei ravinala a tutto azimut , la taglia enorme di altre piante di cui non conosco il nome.

Ad un certo punto il bordo sinistro della pista si spalanca su un piccolo specchio d'acqua; qua e la' tronchi anneriti e contorti di ylang-ylang emergono dal viola cupo dello stagno mimando coi rami nodosi levati al cielo -così mi pare - i gesti disperati di naufraghi.

Avvici­nandosi mi accorgo che i sassi tutt'attorno sono di pietra lavica; si tratta perciò di un cratere, ovviamente spento. Mi fermo a fissare quella scena, vagamente turbato.

 Su quelle  rive è facile immaginare i riti propiziatori di qualche vecchio ombiasy circondato  di indigeni accovacciati coi tamburi stretti tra le gambe . Infatti per gli indigeni  tutti i crateri dell'isola sono luoghi sacri con una serie di proibizioni : non si può fumare etc. Gli spiriti degli avi Sakalava abitano quei luoghi. Un tem­po vivevano lontano di qui, nelle ultime terre a levante dell'isola madre, là dove scorre un fiume chiamato Morondava._Poi, poco a poco, risalendo il litorale di fiume in fiume, sono approda­ti qui. Ora riposano e nessuno deve turbare il loro sonno.

C’è il culto degli antenati, in Madagascar, che arriva a livelli insuperati : a volte le  tombe sono più grandi e più belle delle case, e  per esumare i propri  morti con apposita cerimonia molti  sperperano tutto il pa­trimonio di famiglia . 

” Gli avi ci proteg­gono dall'aldilà e noi a loro chiediamo consigli, confessiamo i nostri errori, imploriamo favori: la pioggia se la siccità ci an­gustia o la fecondità per una donna sterile. Per questo vogliamo che siano con noi, vicini a noi, ed ognuno sulla propria terra costruisce la tomba di famiglia, e perciò vedrai tombe tra le risaie o sulle colline coltivate a grano. E dopo la prima sepoltura ce ne sarà un'altra, perché occorre spogliare le ossa della carne ridotta in polvere e riavvolgerle in un nuovo involucro, prima di deporlo per l'ultima volta nelle loro casse. Tutto questo si fa per loro, e perché facciano più felice la vita di chi resta, giacché senza il loro aiuto niente può portarsi a compimento. E se poi questo aiuto ce lo negassero, se rifiutassero di proteggere i vivi? Ebbene, allora bisogna che li si svegli dal loro sonno, e andremo sui bordi dei laghi sacri a farlo, noi sì che possiamo...".

Arrivo alla “baracca", una costruzione di legno a tronchi sovrapposti, scale d'accesso comprese. Sbirciando attraverso la finestra del re­trobottega, si scorge la sagoma di profilo della vecchia commerciante indiana china all'or­dito sotto il ritratto quasi a grandezza naturale d'un impettito uf­ficiale di marina, probabilmente il marito.

All'arrivo dei clienti, la tenda di tela cinz a fiori scivola via e appare la vecchia, lo sguardo assente dietro le profonde orbite nere. Ordino succo di melo­grano, jus de grenadelle, buonissimo.

Al tavolo accanto siede un giovane  in divisa da marinaio con  una gran massa di capelli crespi su un bel viso affilato.

E’ un somalo, e dice di conoscere tutti o quasi  i porti pescherecci piccoli e grandi del pianeta e perfino le caratteristiche salienti dei loro abitanti. Messo alla prova, cita persino Molfetta e i suoi abitanti, che descrive capaci di entrare in acqua a pescare con le mani nude ( descrizione non del tutto inverosimile).



La mattina dopo un cupo suono di sirena risuona di buon ora nella tenda .

Nella rada proprio di fronte alla  tenda staziona un piccolo vascello. . Aspettano proprio noi.

Il padrone del non lontano Residence, un napoletano, venuto a sapere di quei connazionali accampati, con squisita cortesia ha ordinato di passarci a prendere per un giro gratuito  verso Nosy Tanikely e Nosy Komba .

All'apparire delle isole, coi piccoli fari assediati dalla vegetazione, il pilota spegne i motori mentre la barca va dolcemente alla deriva incrociando folti branchi delle più variopinte specie di pesci tropicale che paino nuotare a pelo d'acqua sopra l'alta barriera corallina.



Il giorno dopo ci dirigiamo verso Helville. Ci fermiamo all’incrocio tra la pista per Helville e la rotaia a scartamento ridotto che dai campi di canna da zucchero conduce allo zuccherificio  di Zamazar , per fare l’autostop.

Arriva un truck malandato , in un frastuono di bottiglie vuote di vino cozzanti l'una con l'altra nelle casse sul pianale posteriore.

Il guidatore è il fornitore di alcolici della Residence, un francese panciuto e rubizzo che ben figurerebbe sull'etichetta del suo Bon Freres assieme ai robusti fraticelli che vi compaiono.

Scesi in città, ci spingiamo verso l'antico "porto degli stranieri", affollato di bancarelle. I mercanti vi accorrono fin dai tempi in cui Nosy Be si trovava su una delle principali rotte commerciali controllate dalla mitica Zanzibar .

Un improvviso e violento scroscio d'acqua semina il panico. Ci rifugiamo in una bottega dalle basse volte in pietra, aggirandoci tra i sacchi di juta colmi di profumatissimi chiodi di garofano, cannella, legumi e cereali accatastati qua e là in una confusione che sa di liquidazione, nell'indifferenza del titolare tutto impegnato a far di conto.

Cessa di piovere. Fuori, le strade in terra battuta sono ridotte a pantani. Grossi scarafaggi galleggiavano nei rigagnoli gonfi d'acqua lungo i marciapiedi.



Torniamo a Diego in tempo per assistere allo stadio ad un incontro di calcio tra la squadra locale e la nazionale militare. Abbiamo  cosi modo di ammirare, con relativa sorpresa, l'eleganza delle movenze e, soprattutto, l" insospettabile abilità tecnica di quei giocatori. Ci chiediamo cosa manchi alle squadre africane per competere alla pari con le più blasonate equipe del resto del mondo: forse soltanto la mentalità vincente.

Nell'intervallo mi alzo d'improvviso dal mio posto in tribuna in preda ad una raptus agonistico, tirandomi dietro Sergio , che è un buon portiere.

Senza chiedere permesso ad alcuno ( i malgasci ci lasciano fare tutto, sembrano anzi compiaciuti del nostro interesse: al fondo sembra esserci quel rispetto timoroso verso i bianchi che hanno tutti i popoli con un passato coloniale)  mi avvento sul pallone che giace a centro campo, mentre l’altro si sistema tra i pali.           

La folla assiepata sulle gradinate sembra concentrata in religioso silenzio sull'insolito evento. Scaglio un tiro potente e preciso a cui Sergio si oppone bravamente .

La folla urla di approvazione.

Incoraggiato da questo primo successo, con un eccesso di confidenza nei miei mezzi, tento sul rinvio del portiere un tiro al volo che finisce lontanissimo dai pali..

La folla esplode in un boato di delusione. Capisco che è il momento di appendere le scarpe al chiodo, tanto più che i giocatori stanno rientrando.

Recupero la palla e  di corsa la riconsegno all'arbitro che si avvia in quell'istante verso il centro del campo per la ripresa del gioco. Il giovane pare apprezzare il gesto del vazaha .

   Risaliamo a balzi  gli spalti per il seguito della partita.



Partiti in tre, peraltro a digiuno degli incommensurabili atouts dell’isola, ho rischiato  di tornar solo, perché entrambi i miei compagni di viaggio si sono ammalati, chi di malaria (Sergio), chi di schistosomiasi ( Piero), una malattia che si contrae per contatto con molluschi d’acqua dolce, e che, dopo la malaria, è la seconda malattia tropicale per diffusione.

Avevano evidentemente entrambi sottovalutato il rischio infettivo ed effettuato una profilassi non adeguata. Che per la malaria consiste nella clorochina, da cominciare a prendere  almeno una settimana prima del viaggio  in coppia o senza il guaranil, più una dose di riserva di fluoricil. 

La peggio è toccata al Sergio, che al rientro ha accusato febbri  da cavallo ( oltre i quaranta), durante le quali fra l’altro delirava accusando i medici al suo capezzale di non curarlo adeguatamente. Comunque se l’è cavata, ma gli è passata la voglia di altre esperienze tropicali.



Da Tana a Fianarantsoa, altro capoluogo  degli altipiani centralu, ci  sono quattrocento chilometri di route nazionale n. 7, passabilmente scorrevole. A Fiana si raccomanda l’albergo Relais.

Poi comincia  il sud dell’isola, a noi ignoto : dicono sia insieme la zona più arida e la più singolare per scenari naturali e flora , a cominciare dal parco nazionale di Isalo, pieno di rocce da Far West..