LOMBARDIA CHE NON T'ASPETTI
mercoledì 6 gennaio 2016
mercoledì 3 ottobre 2012
“A
Natale si può fare di più “ : è il refrain pubblicitario di una nota marca di
pandori e panettoni .
Lo
sanno bene i professionisti della caccia
all'obolo che sotto le feste scatenano appetito e creatività, specie ora che i
cordoni della borsa si sono stretti causa crisi , riuscendo comunque a mettere
su un business da far invidia, per
fatturato, mezzi ed operatori, a quello delle maggiori imprese nazionali.
Quelli che versano l’obolo sono convinti che vada interamente ai bisognosi . In realtà, se e quando i soldi arrivano ai destinatari , si tratta sempre di percentuali assai ridotte rispetto al versato.
Quelli che versano l’obolo sono convinti che vada interamente ai bisognosi . In realtà, se e quando i soldi arrivano ai destinatari , si tratta sempre di percentuali assai ridotte rispetto al versato.
Per
esempio. Per tre giorni a dicembre Parma
si mobilita in favore di Telethon, per promuovere la raccolta fondi a favore
della ricerca contro la distrofia muscolare e le altre malattie genetiche.
Quella di Telethon è una
delle poche organizzazioni che destina
alla causa quasi l’ 80 per cento di quel
che raccoglie, e il venti alle spese di organizzazione . Ebbene, sembra tanto, tantissimo, quel venti per cento
sottratto ai malati, ma è poco
rispetto a quanto fanno gli altri. Comunque, in parte i fondi raccolti vanno
alla pratica atroce e inutile della
vivisezione .
Il
Galà di danza organizzato dal comitato femminile di Parma della Croce Rossa a
favore dell’unità oncoematologica e pediatrica dell’Ospedale lunèdì 20 dicembre
….
Riassumendo. Il cosiddetto Terzo Settore o mondo delle imprese no-profit
è assai variegato : circa 220.000 istituzioni, divise tra : a) non
profit “mutualistico” e “associativo”, il più ampio per numero di organizzazioni e
volontari. L’obiettivo principale è quello di perseguire l’interesse dei propri
membri. La ricreazione in senso lato, dallo sport all’arte, alla cultura, è la
principale attività di queste organizzazioni. Ha bassi ricavi, pochi dipendenti
e si fonda sostanzialmente sull’auto-finanziamento dei soci attraverso le quote
ed il volontariato.; b) non
profit “leggero, che raggruppa
le organizzazioni operanti nei servizi al settore socio-sanitario ( trasporto
malati in primis, tipo la “Pubblica”) e all’assistenza sociale ( “ascolto” dei
bisognosi, soprattutto, tipo “Telefono Amico”) . Anche queste si basano prevalentemente sull’auto-finanziamento e sul volontariato,
ma sono volte ad offrire un servizio a
terzi. Molto forte in questo settore la componente
delle associazioni di volontariato sociale di matrice cattolica ; c) non profit “professionale” , che è l’area con il minor numero di
organizzazioni, ma certamente di maggior peso in termini di fatturato e
dipendenti retribuiti. Per lo più si tratta di cooperative sociali e di grandi associazioni
assistenziali, sia nel settore sanitario che in quello sociale. Ha una limitata presenza di
volontari ed una forte dipendenza dei ricavi dal settore pubblico ( per il 70 per cento). E’ l’area in teoria più
trasparente, perché fatta tutta da organizzazioni giuridicamente definite e con
maggiore attenzione alla redazione dei bilanci. E’ anche l’area più “potente”
in termini di risorse economiche e di lobby.
In
quest’ultima area rientra la Croce Rossa italiana ( che in realtà dal
2004 non pubblica un bilancio, anche perché è sempre in rosso ). Essa destina quasi per intero i fondi speciali
raccolti dai 150 mila volontari ( oltre
ai 170 milioni annui versati dallo Stato, cioè dai contribuenti) per
pagare i suoi ben 5000 dipendenti
- comprese le incantevoli crocerossine
che sfilano a Roma ogni anno per la festa della repubblica - e le
sue sedi, a cominciare dalla faraonica
sede nazionale ( solo il 6 per cento di tali fondi
raccolti per le più svariate buone cause, terremoto di Haiti, inondazioni
Pakistan, alluvionati del Veneto ecc. vanno
alle vittime degli eventi) .
Incappa
con una certa frequenza in scandali e scaldaletti per la gestione degli
aiuti: nel ‘93 nove suoi dipendenti
indagati a Teramo per essersi appropriati di cibi destinati a famiglie povere;
nel 2001 ad Agrigento cinque
arresti e decine di indagati accusati di
aver venduto derrate alimentari ai commercianti ; nello stesso anno la procura
di Santa Maria Capua Vetere scopre un
traffico di aiuti alimentari della Ue
distribuiti a famiglie tutt’altro che “povere”; nel 2006 a Genova 18
strutture sotto controllo della Cri per
la distribuzione degli alimenti dell’Agea (Agenzia per le erogazioni
alimentari) sospese quando si scoprono pacchi di pasta non commerciabili in un
China market ; “incidenti” del genere
anche nel 2009 e in quest’anno , quando dai controlli effettuati dagli uomini dei Nac ( nuclei antifrodi carabinieri
) di Parma, Roma e Salerno , salta fuori
che una parte non irrilevante degli alimenti di primissima qualità , come grana e
parmigiano, distribuiti dall’Agea tra i quindicimila enti accreditati ( tipo
Croce Rossa, Caritas, parrocchie etc,) anziché andare ai poveri affamati, finiscono nei supermercati o spariscono nel nulla ; per
ultimo, i pacchi di Natale 2009 per i terremotati
dell’Abruzzo ( piatti, bicchieri e caraffe, regalati dalla Giò style) finiti ai
donatori di sangue della stessa Croce Rossa.
E’ pratica frequente da parte di chi raccoglie i fondi
per beneficenza , poi, lasciarli in
cassa per progetti che tardano a
realizzarsi ( e intanto gli interessi corrono ). Sempre la Croce rossa
nostrana, ad esempio, su
2 milioni e 253mila euro raccolti con le donazioni per i terremotati di Haiti, a
sei mesi dal sisma ne aveva spesi un milione e 400 mila , di cui 100mila per
famiglie haitiane curate in Italia. Peggio aveva fatto la Croce rossa
americana, che su 444 milioni a disposizione ne aveva utilizzati 111, il 25 %.
In
generale, strutture così pletoriche di assistenza/beneficienza presentano più
di altre il rischio di autoreferenzialità, di pensare più all’autoconservazione
dell’organizzazione e dei suoi dipendenti che non ai bisogni degli utenti.
Del
resto una prova indiretta del fatto che le risorse finanziarie incamerate finiscano
spesso in ben altre attività che non quelle della solidarietà e dell’assistenza
è la presenza costante di senza fissa dimora che magari perdono la vita ad ogni
rigore invernale, o di campi nomadi in condizioni miserabili o di periferie
degradate trascurate dalla “città vetrina”.
Quanto
alle ONLUS fasulle
che si costituiscono solo per non pagare l’Iva (3.000
smascherate in 3 anni dall’Agenzia entrate) , si è cercato di porre paletti legislativi ( d.l. 186 del 2008) , ma i furbetti non demordono.
smascherate in 3 anni dall’Agenzia entrate) , si è cercato di porre paletti legislativi ( d.l. 186 del 2008) , ma i furbetti non demordono.
Ad
aprile è saltato fuori che una presunta Onlus, la AESM ( associazione europea
contro la sclerosi multipla ) senza possedere i requisiti richiesti, e giocando
sull’assonanza con l’AISM , unico soggetto giuridico autorizzato a raccogliere
oboli per gli sclerotici multipli ,
chiedeva contributi ai parmigiani
, piazzando i suoi uomini davanti all’Ikea.
Per
i ladri di elemosina, insomma, la crisi
non esiste : invece di diminuire
aumentano.
C’è
chi si dedica alla raccolta fondi e chi
invece alla raccolta dei vestiti usati.
Oggi
pare in decadenza, ma fino a poco tempo quest’ultimo era uno dei business più
fiorenti nella nostra ricca città. La massaia in un colpo solo si sgravava sia
la coscienza che l’armadio infilando il cappotto un po’ stazzonato o il maglione fuori moda nei sacchetti appesi alla
maniglia del portone da veri e propri professionisti del camioncino che si
presentavano a nome della solita pletora di
associazioni “benefiche” o presunte tali disponibili in cambio di
congruo conquibus.
Tu pensavi che quel cappotto finisse a coprire le
spalle infreddolite di qualche profugo o di qualche barbone, invece quelli se
lo rivendevano a grossisti dell’usato ( i più “nuovi”) o magari a qualcuna
delle oltre 170 ditte di Prato dedite al riciclaggio o chissà a chi.
Quanto ai contenitori gialli intestati alla Caritas
che vediamo nei cortili delle parrocchie, pare che , se gli indumenti raccolti
arrivassero nei paesi del terzo mondo, dove sarebbero rivendute a prezzi
concorrenziali , farebbero solo danno alle industrie tessili locali ( il
ragazzino indiano o africano preferirà sempre acquistare le nostre scarpe Nike
usate a buon prezzo che il prodotto locale non firmato).
Poi ci sono le ditte – assai numerose a Parma, di
solito nascoste dietro sigle misteriose
- la cui unica ragione sociale è spillare quattrini proponendo
spettacoli “a favore” delle più diverse associazioni benefiche ( che prestano
il loro “marchio” per cifre annue
variabili a seconda del “nome” ).
La gente è
convinta che i soldi versati per l'acquisto dei biglietti per questi spettacoli
di infima qualità cui non è affatto interessata ( richiesti con voce suadente
da soavi telefoniste , che meno soavi fattorini passeranno poi a ritirare)
vadano interamente ai teorici “beneficiari” – anziani bisognosi
d’assistenza, invalidi, malati, moribondi, alcolisti, drogati, non vedenti,
bimbi e cani abbandonati, terremotati, alluvionati, vittime di guerre , bimbi
iracheni, ma la lista è suscettibile d'infinite aggiunte.
In realtà a
costoro non arriva un centesimo di quanto incassa la ditta , che ci paga
intanto i suoi impiegati ( le
telefoniste , i fattorini e il titolare della ditta , in primis), e poi gli artisti da quattro soldi che improvvisano
lo spettacolino e chi gli affitta il teatro .
Non parliamo poi dei presunti “ex-tossicodipendenti“
che , penna alla mano, chiedono una firma inutile su una”petizione” fasulla (
in realtà un semplice elenco – forse precompilato - di presunti “benefattori” )
per spillare quattrini per la loro fantomatica “comunità” .
O dei falsi invalidi agli incroci con tanto di
stampelle o studiate camminate strappacuore ( a volte sono i circuiti criminali
che arruolano a suon di botte o peggio
minori, sordomuti e quant'altro).
O delle decine e decine di boccettine che fioriscono
sui banchi del panettiere o del barista o del tabaccaio ( ci vorrebbe un
esercito solo per la raccolta ) in nome magari di bimbi da operare con urgenza
in Svizzera o in Usa : si può scoprire che o non esiste nessun bimbo o non c'è
alcun intervento da fare .
Insomma, un
business come altri, ma imbellettato da ragioni umanitarie, il che moltiplica a
dismisura gli introiti (scriveva G.B.Shaw: “I ricchi fanno a beneficenza, ma
anche la beneficenza fa ricchi”), ma anche l’intollerabilità di questo
mercimonio.
Dunque, vigilate, gente. E se proprio volete elargire il vostro obolo, prima informatevi presso gli uffici dell’apposito assessorato comunale o all’Urp dell’USL o al Forum Solidarietà di Borgo Morodolo , per sapere se l’associazione da beneficare ha registrato la propria ragione sociale (con tanto di sede e numero di telefono) e le attività per cui chiede soldi. Oppure chiamate il 117 in caso di dubbi sulle reali intenzioni di chi chiede soldi per “finalità sociali”, come suggeriscono i finanzieri , autori dell’indagine che ha smascherato la falsa onlus di quest’aprile.
Dunque, vigilate, gente. E se proprio volete elargire il vostro obolo, prima informatevi presso gli uffici dell’apposito assessorato comunale o all’Urp dell’USL o al Forum Solidarietà di Borgo Morodolo , per sapere se l’associazione da beneficare ha registrato la propria ragione sociale (con tanto di sede e numero di telefono) e le attività per cui chiede soldi. Oppure chiamate il 117 in caso di dubbi sulle reali intenzioni di chi chiede soldi per “finalità sociali”, come suggeriscono i finanzieri , autori dell’indagine che ha smascherato la falsa onlus di quest’aprile.
A Castellabate, ameno centro del Cilento reso celebre dal
film “Benvenuti al Sud”, che evidentemente descriveva una situazione troppo
idilliaca per essere vera, M.R., tunisino di 49 anni, uccide con ben otto
coltellate il 66enne Giuseppe Niglio, pare per vendicare il tentato stupro della figlia.
Alla periferia di Prato, una folla inferocita tenta farsi
giustizia sommaria nei confronti di un uomo accusato di aver abusato
sessualmente di un ragazzo di 14 anni del posto. Sei poliziotti rimangono
feriti mentre tentano di calmare gli animi di parenti e amici della vittima,
che prima tentano di sfondare la porta di casa del presunto pedofilo armati di
molotov, mazze ferrate, catene, taniche di benzina e poi inveiscono e
colpiscono le forze dell'ordine che cercano di allontanarli.
In Texas un padre sorprende un uomo ad abusare sessualmente
della sua bimba di quattro anni e lo picchia fino ad ucciderlo. Sul web si
sprecano i commenti a favore del gesto.
Chissà se gli
aspiranti linciatori hanno riflettuto sul fatto che anche l’attentatore di
Brindisi era come loro un fautore della giustizia fai da te, sentendosi
truffato dai suoi soci in affari e non tutelato dai giudici (qualche giorno
prima del suo arresto un uomo prima
fermato poi risultato completamente estraneo ai fatti aveva rischiato il
linciaggio, così le vittime innocenti dell’attentato sarebbero diventate due, a
dimostrazione che ogni presa di posizione presa sull’onda emotiva del fatto a
caldo rischia di provocare ancora più danni del fattaccio in se’ ..).
L’accavallarsi
di gesta sempre più terribili da parte di improvvisati giustizieri della notte,
e soprattutto il consenso popolare che accompagna spesso questi gesti (ossia,
in definitiva, la regressione forcaiola per cui la pena di morte – espunta dal codice
penale – viene reintrodotta a furor di
popolo sotto forma di giustizia sommaria) sembrano legati a
doppio filo alla malagiustizia garantita (si fa per dire) da uno Stato che non
da l’impressione di tutelare adeguatamente le vittime.
E chi ci va di
mezzo a volte – come a Prato- sono le forze dell’ordine, prese tra l’incudine
della rabbia popolare ed il martello dell’inefficienza statale.
Così accadde
quando un nonno sconvolto dall’omicidio di sua nipote, di nome Virginia
Fereoli, chiese ai carabinieri, che l’avevano in custodia, di consegnargli
l’assassino e quelli per tutta risposta lo incriminarono per non so quale
reato. Avrebbero forse potuto, quei caramba, fargli una semplice lavata di
testa, ma non si può che condividere una posizione di fermezza verso ogni
tentativo di sottrarre allo Stato il monopolio della violenza.
Qui tornano
utili le parole che pronuncia il capitano Picard di Star Trek, vera pillola di
saggezza: “Pensiamo di essere così progrediti, torture, supplizi per gli
eretici, roghi delle streghe, inquisizione
sembrano così lontani, storie antiche. Poi, senza neanche
accorgecene, improvvisamente torna la minaccia che tutto ricominci”.
Parma,
20/06/2012
Il 28 maggio 2011 milioni di persone in tutto il mondo si
accamparono la notte intera fuori degli Apple Store per acquistare l'indomani i
nuovi Ipad.
Il 28 ottobre 2011 Roma fu paralizzata, con il traffico impazzito,
risse tra gli automobilisti, trasporto pubblico in ginocchio, la polizia
municipale costretta a schierare in
strada 250 agenti, il tutto per l'apertura di un nuovo centro commerciale Trony
a Ponte Milvio in cui erano sono stati messi in vendita diversi articoli a
prezzi scontati.
L'altro ieri è successo altrettanto per il nuovo i-phone 5.
Tutta questa gente (giovani per lo più) insegue ad occhi chiusi e
con dedizione degna di miglior causa ogni feticcio consumistico (spesso senza
neanche la briga di informarsi prima per non rischiare di buttar via i propri
soldi o quelli di mamma e papà che – è
notorio- si fanno molto influenzare dai loro pargoli, apparentemente più
indifesi degli adulti di fronte alle sirene della pubblicità).
E allora vien voglia di fare una petizione perché il Parlamento approvi
una legge che obblighi i giovani fino ad una certa età a farsi un anno gratis
di servizio civile oppure in alternativa di volontariato in Africa. Laggiù
certi soggetti che non sembrano in grado di rinunciare nemmeno al più
insignificante capriccio si troverebbero finalmente in mezzo a gente che spesso
deve rinunciare a tutto, persino al cibo quotidiano, persino alla vita e lo fa
senza recriminazioni, senza piagnistei, con estrema dignità.
E forse allora capirebbero, o almeno – che già sarebbe qualcosa - si asterrebbero dalle manifestazioni più aberranti della shoppingmania, ivi compreso il consumo di alcool, tabacco e droga che furoreggiano tra i giovani quasi fossero mode come le altre.
E forse allora capirebbero, o almeno – che già sarebbe qualcosa - si asterrebbero dalle manifestazioni più aberranti della shoppingmania, ivi compreso il consumo di alcool, tabacco e droga che furoreggiano tra i giovani quasi fossero mode come le altre.
Chi
condivide può firmare questa petizione: http://www.avaaz.org/it/petition/ANDATE_A_LAVORARE_UN_ANNO_DI_SERVIZIO_CIVILE_OBBLIGATORIO_O_IN_ALTERNATIVA_DI_VOLONTARIATO
IN_AFRICA_PER_I_GIOVANI/edit/ .
mercoledì 30 maggio 2012
COME FARE PER AVVIARE UNA PROCEDURA DI PRESENTAZIONE RECLAMI, ISTANZE E SEGNALAZIONI ALLO SPORTELLO PER IL CONSUMATORE DI ENERGIA
PROCEDURA DI PRESENTAZIONE RECLAMI, ISTANZE E SEGNALAZIONI
ALLO SPORTELLO PER IL CONSUMATORE DI ENERGIA
L’Autorità per l’energia elettrica e il gas, per potenziare la propria capacità di valutazione di
reclami, istanze e segnalazioni dei consumatori, in applicazione delle disposizioni di legge in
materia, ha istituito lo Sportello per il consumatore di energia (lo Sportello), attivo dal 1° dicembre
2009.
CHI PUÒ PRESENTARE IL RECLAMO
I reclami relativi al rispetto, da parte degli esercenti, dei livelli qualitativi e tariffari nei settori di
competenza dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas possono essere presentati dai clienti
finali o dalle associazioni che li rappresentano.
LA PROCEDURA DI RECLAMO
Prima di presentare il reclamo allo Sportello occorre:
presentare un reclamo scritto all’esercente, con una modalità che consenta di provare la data
del ricevimento (ad esempio, presentazione agli uffici dell’esercente, che è tenuto a rilasciarne
ricevuta; raccomandata con avviso di ricevimento; fax con domanda di conferma scritta di
ricevimento; posta elettronica, o ogni altro mezzo idoneo al raggiungimento dello stesso
risultato). Il recapito per l’invio all’esercente, anche in forma scritta, di reclami o di richieste di
informazioni viene riportato, di norma, in bolletta;
attendere la risposta scritta che l’esercente è tenuto a fornire (la risposta scritta motivata al
reclamo deve essere fornita al cliente entro 40 giorni solari).
Il reclamo può essere inoltrato allo Sportello:
se la risposta scritta ricevuta dall’esercente non è soddisfacente;
se sono trascorsi 40 giorni solari e l’esercente non ha ancora fornito una risposta.
PRESENTAZIONE DI RECLAMI, ISTANZE E SEGNALAZIONI
I reclami, le istanze e le segnalazioni, redatti in modo leggibile e completo, devono essere inviati:
Reclami e Segnalazioni Richieste di informazione
per posta
all’indirizzo:
Sportello per il consumatore di
energia
Reclami e Segnalazioni
Via Guidubaldo Del Monte 72
00197 Roma
Sportello per il consumatore di
energia
Informazioni
Via Guidubaldo Del Monte 72
00197 Roma
per fax ai
numeri verdi:
800 185 025 800 185 024
per e-mail: reclami.sportello@acquirenteunico.it info.sportello@acquirenteunico.it
Prot.: SPCEN/P20110055872 del 09/12/2011
Al reclamo devono essere allegati:
copia del reclamo inviato all’esercente;
copia della risposta al reclamo da parte dell’esercente (se ricevuta);
copia del contratto (ove disponibile) o di altra documentazione relativa al contratto;
copia integrale (fronte e retro) dell’ultima bolletta ricevuta in cui siano leggibili gli elementi che
consentono l’identificazione del punto di fornitura e il nome dell’esercente.
Quando il reclamo risulta irregolare o incompleto ne viene data comunicazione al cliente
interessato. Se il reclamo non viene regolarizzato o completato entro il termine indicato dallo
Sportello, non è possibile procedere alla valutazione del caso.
CONSEGUENZE DEL RECLAMO
Lo Sportello fornisce ai clienti finali e alle associazioni dei consumatori le indicazioni necessarie per
la soluzione delle problematiche segnalate e comunica agli stessi le iniziative intraprese e gli esiti
dell’attività svolta.
Lo Sportello provvede altresì ad accertare la fondatezza del reclamo ai fini di una eventuale
segnalazione all’Autorità per l’energia elettrica e il gas per gli interventi opportuni nell’esercizio
delle proprie competenze istituzionali.
La presentazione di un reclamo allo Sportello non comporta automaticamente l’apertura di un
procedimento nei confronti dell’esercente da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas.
COME RICEVERE INFORMAZIONI SUI RECLAMI INVIATI
Per ricevere informazioni ulteriori sulla modalità di invio dei reclami allo Sportello o sullo stato dei
reclami già inviati, è possibile rivolgersi al Call Center dello Sportello, attivo dal lunedì al venerdì
dalle ore 8:00 alle ore 18:00, contattando i seguenti numeri:
Numero di contatti Costi
per chiamate da
rete fissa
800.166.654 gratuito
per chiamate da
rete mobile
199 419 654
costo a carico del chiamante
secondo il proprio piano tariffario
I numeri sopra menzionati forniscono anche informazioni sui diritti dei clienti finali, sulla
liberalizzazione dei mercati dell’energia elettrica e del gas, nonché sul bonus sociale.
RECLAMI DEI PRODUTTORI
Attualmente lo Sportello non valuta i reclami dei produttori di energia elettrica (ad esempio:
connessioni di impianti fotovoltaici o simili, problematiche relative allo scambio sul posto o al conto
energia).
Prot.: SPCEN/P20110055872 del 09/12/2011
sabato 11 febbraio 2012
L' ex sindaco di Milano Tognoli e l' 85: «I carri armati sostituirono gli spazzaneve»
MILANO - Nevicò per quattro giorni e tre notti. Su Milano cadde quasi un metro di neve. Carlo Tognoli, che 24 anni fa visse quell' evento straordinario da sindaco del capoluogo lombardo, lo ricorda in ogni dettaglio. «Per liberare la metropoli dalla morsa della neve e del ghiaccio fu necessario ricorrere ai carri armati» racconta. Come andò allora? «Cominciò a nevicare di pomeriggio. Come ieri. Era domenica, il 13 gennaio 1985. Il servizio meteo dell' aeronautica mi aveva avvisato: sarebbe stato un evento eccezionale». Eravate preparati? «Ero convinto di sì. Il Comune aveva investito molto nel piano neve. Ma al secondo giorno, la città era paralizzata e intuii che qualcosa non andava». Quindi? «Mandai i vigili all' Amsa, la municipalizzata che doveva provvedere a pulire le strade. Mi riferirono che i mezzi erano meno della metà di quelli dichiarati. Il Comune aveva messo i soldi ma Amsa li aveva destinati per altre partite. Gli spazzaneve erano appena venti». Intervenne l' esercito? «Al quinto giorno. Fu necessario l' intervento del prefetto. Mobilitò esercito e carri armati, i leopard muniti di lama spazzaneve». P. D' A.
MILANO - Nevicò per quattro giorni e tre notti. Su Milano cadde quasi un metro di neve. Carlo Tognoli, che 24 anni fa visse quell' evento straordinario da sindaco del capoluogo lombardo, lo ricorda in ogni dettaglio. «Per liberare la metropoli dalla morsa della neve e del ghiaccio fu necessario ricorrere ai carri armati» racconta. Come andò allora? «Cominciò a nevicare di pomeriggio. Come ieri. Era domenica, il 13 gennaio 1985. Il servizio meteo dell' aeronautica mi aveva avvisato: sarebbe stato un evento eccezionale». Eravate preparati? «Ero convinto di sì. Il Comune aveva investito molto nel piano neve. Ma al secondo giorno, la città era paralizzata e intuii che qualcosa non andava». Quindi? «Mandai i vigili all' Amsa, la municipalizzata che doveva provvedere a pulire le strade. Mi riferirono che i mezzi erano meno della metà di quelli dichiarati. Il Comune aveva messo i soldi ma Amsa li aveva destinati per altre partite. Gli spazzaneve erano appena venti». Intervenne l' esercito? «Al quinto giorno. Fu necessario l' intervento del prefetto. Mobilitò esercito e carri armati, i leopard muniti di lama spazzaneve». P. D' A.
Le forche sempre pronte
Ricapitolando. Nel 2010 la Corte Costituzionale stabilisce che la legge sulla violenza sessuale approvata dalla maggioranza berlusconiana del Parlamento italiano nel 2009 è incostituzionale nella parte in cui obbliga il giudice a mettere in prigione un indagato per violenza sessuale su cui pesano gravi indizi, prima che qualunque sentenza entri nel merito della sua colpevolezza.Si tratta cioè di custodia cautelare, quella che viene prima della sentenza, e che il codice di procedura penale stabilisce legittima entro i limiti tassativi dell’articolo 274.
La Corte dice che il giudice non è più obbligato a mettere in prigione l’indagato, ma può scegliere, solo però se ci sono elementi specifici relativi al caso concreto che possono far optare per misure alternative.
La Cassazione - basandosi su tale sentenza - ha stabilito che quanto sopra vale anche per gli indagati del singolo caso di stupro di gruppo a lei rimesso: sempre se nel caso concreto ci sono «elementi specifici» per cui il giudice di merito ritenga non necessario il carcere, può infliggere misure cautelative diverse.
Tutto qui. E' un precedente giurisprudenziale al quale i giudici di altri casi analoghi potranno certo fare riferimento, così come potranno fare riferimento a sentenze di segno opposto, se esistono.
Tutto questo giustifica la reazione violentemente forcaiola che si è scatenata sui media e tra la gente a questa sentenza ? Ai posteri l'ardua sentenza.
La Corte dice che il giudice non è più obbligato a mettere in prigione l’indagato, ma può scegliere, solo però se ci sono elementi specifici relativi al caso concreto che possono far optare per misure alternative.
La Cassazione - basandosi su tale sentenza - ha stabilito che quanto sopra vale anche per gli indagati del singolo caso di stupro di gruppo a lei rimesso: sempre se nel caso concreto ci sono «elementi specifici» per cui il giudice di merito ritenga non necessario il carcere, può infliggere misure cautelative diverse.
Tutto qui. E' un precedente giurisprudenziale al quale i giudici di altri casi analoghi potranno certo fare riferimento, così come potranno fare riferimento a sentenze di segno opposto, se esistono.
Tutto questo giustifica la reazione violentemente forcaiola che si è scatenata sui media e tra la gente a questa sentenza ? Ai posteri l'ardua sentenza.
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