sabato 11 febbraio 2012

L' ex sindaco di Milano Tognoli e l' 85: «I carri armati sostituirono gli spazzaneve»


MILANO - Nevicò per quattro giorni e tre notti. Su Milano cadde quasi un metro di neve. Carlo Tognoli, che 24 anni fa visse quell' evento straordinario da sindaco del capoluogo lombardo, lo ricorda in ogni dettaglio. «Per liberare la metropoli dalla morsa della neve e del ghiaccio fu necessario ricorrere ai carri armati» racconta. Come andò allora? «Cominciò a nevicare di pomeriggio. Come ieri. Era domenica, il 13 gennaio 1985. Il servizio meteo dell' aeronautica mi aveva avvisato: sarebbe stato un evento eccezionale». Eravate preparati? «Ero convinto di sì. Il Comune aveva investito molto nel piano neve. Ma al secondo giorno, la città era paralizzata e intuii che qualcosa non andava». Quindi? «Mandai i vigili all' Amsa, la municipalizzata che doveva provvedere a pulire le strade. Mi riferirono che i mezzi erano meno della metà di quelli dichiarati. Il Comune aveva messo i soldi ma Amsa li aveva destinati per altre partite. Gli spazzaneve erano appena venti». Intervenne l' esercito? «Al quinto giorno. Fu necessario l' intervento del prefetto. Mobilitò esercito e carri armati, i leopard muniti di lama spazzaneve».  P. D' A.


    • E chi se li dimentica i Leopard che spazzavano la neve a sessanta all'ora all'aeroporto di Milano- Linate quel mitico inverno dell'Ottantacinque ?

Le forche sempre pronte

Ricapitolando. Nel 2010 la Corte Costituzionale stabilisce che la legge sulla violenza sessuale approvata dalla maggioranza berlusconiana del Parlamento italiano nel 2009 è incostituzionale nella parte in cui obbliga il giudice a mettere in prigione un indagato per violenza sessuale su cui pesano gravi indizi, prima che qualunque sentenza entri nel merito della sua colpevolezza.Si tratta cioè di custodia cautelare, quella che viene prima della sentenza, e che il codice di procedura penale stabilisce legittima entro i limiti tassativi dell’articolo 274.
 La Corte dice che il giudice non è più obbligato a mettere in prigione l’indagato, ma può scegliere, solo però se ci sono elementi specifici relativi al caso concreto che possono far optare per misure alternative. 
La Cassazione - basandosi su tale sentenza - ha stabilito che quanto sopra vale anche per gli indagati del singolo caso di stupro di gruppo a lei rimesso: sempre se nel caso concreto ci sono «elementi specifici» per cui il giudice di merito ritenga non necessario il carcere, può infliggere misure cautelative diverse. 
Tutto qui. E' un precedente giurisprudenziale al quale i giudici di altri casi analoghi potranno certo fare riferimento, così come potranno fare riferimento a sentenze di segno opposto, se esistono. 
Tutto questo giustifica la reazione violentemente forcaiola che si è scatenata sui media e tra la gente a questa sentenza ? Ai posteri l'ardua sentenza.