mercoledì 21 settembre 2011
PARMA CITTA' SENZA AMORE : Edifici fatiscenti e degrado in città
Edifici fatiscenti e degrado in città
Una città europea? Forse sì per tanti aspetti. Ma di certo a Parma non mancano anche "brutture" che hanno una durata pluriennale e riguardano luoghi "dimenticati"o, per meglio dire, abbandonati da troppo tempo per essere giustificabili. Certo, nella nostra città non esiste, per fortuna, il fenomeno delle grandi fabbriche abbandonate, visto le aree dove sorgevano le industrie della prima periferia sono state quasi per intero riqualificate o stanno per esserlo. Però esistono purtroppo molti casi ben visibili di trascuratezza che non fanno certo onore all'immagine di una città che vorrebbe essere un modello. Soprattutto perché si tratta di "brutture", almeno nei casi citati sotto, che durano da lungo tempo e che in alcuni casi sono state anche oggetto di promesse mai mantenute. In molte circostanze si tratta di proprietà pubbliche, ma anche quando sono private, il Comune o altri enti pubblici avrebbero dovuto intervenire già da tempo per obbligare i proprietari a ripristinare una situazione almeno decorosa.
Alcuni casi eclatanti:
- aree ex militari (Castelletto via Zarotto-via Sidoli, ex caserme di via Padre Onorio)
- ex ospedale Stuard
- viale Piacenza (area ex Amnu, area a fianco della rotatoria ex Trionfale)
- edifici diroccati di via Calatafimi, via Buffolara, autosilos vuoto di via Fleming, ex caserma della Polstrada in via Zarotto
- ex mercato bestiame di strada dei Mercati
- area ex Tarasconi
- ex cinema Lux
PARMA CITTA' SENZA AMORE : La città da rottamare n. 1
Italia da rottamare
In Emilia-Romagna tra il 1990 e il 2005 è sparito il 22 per cento dei suoli liberi , un mezzo primato, visto che solo le devastatissime Liguria e Calabria hanno fatto peggio ( sulla ex Riviera dei Fiori , tra Ventimiglia e Arenzano, dove solo nel 2009 si sono contate 1027 infrazioni edilizie , è rimasta solo una ventina di chilometri di spiaggia libera su 135 chilometri di litorale; in pratica per il 72 per cento la Riviera è una ininterrotta muraglia di case ): e qui occorre dire che il partito del cemento è trasversale, ed anche le coop cosiddette “rosse” - forse di vergogna – hanno fatto la loro parte nella varie speculazioni , anche per garantire che a sinistra nessuno si opponesse. E così è andato a farsi fottere anche il mito della buona amministrazione di sinistra tra il Po ed il Rubicone, e con esso buona parte della credibilità della sinistra a livello nazionale .
In Emilia-Romagna tra il 1990 e il 2005 è sparito il 22 per cento dei suoli liberi , un mezzo primato, visto che solo le devastatissime Liguria e Calabria hanno fatto peggio ( sulla ex Riviera dei Fiori , tra Ventimiglia e Arenzano, dove solo nel 2009 si sono contate 1027 infrazioni edilizie , è rimasta solo una ventina di chilometri di spiaggia libera su 135 chilometri di litorale; in pratica per il 72 per cento la Riviera è una ininterrotta muraglia di case ): e qui occorre dire che il partito del cemento è trasversale, ed anche le coop cosiddette “rosse” - forse di vergogna – hanno fatto la loro parte nella varie speculazioni , anche per garantire che a sinistra nessuno si opponesse. E così è andato a farsi fottere anche il mito della buona amministrazione di sinistra tra il Po ed il Rubicone, e con esso buona parte della credibilità della sinistra a livello nazionale .
domenica 18 settembre 2011
COMEFAREPER : Ridurre le conseguenze di terremoti, alluvioni ed eruzioni
COMEFAREPER : Ridurre le conseguenze di terremoti, alluvioni ed eruzioni di quella "fabbrica di disastri" che si chiama Italia
Il problema della vulnerabilità idrogeologica, sismica e vulcanica del nostro territorio è da sempre il più trascurato in Italia: non ci si è mai preoccupati di consultare i geologi - pochissimi , tra l’altro, tanto che molti laureati in geologia fanno tutt’altro mestiere - per avere un esame dettagliato, ad esempio, del suolo su cui costruire , salvo stracciarsi le vesti e versare lacrime di coccodrillo all’indomani delle catastrofi annunziate che colpiscono regolarmente il paese, per poi dimenticarsene fino alla prossima.
Siamo – come scrive Giorgio Bocca – un paese che “fabbrica disastri”: 1951 alluvione del Polesine, tanto disastrosa da finire nei libri di scuola elementare; 1961 disastro del Vajont ; 1987 alluvione della Valtellina con 53 morti, migliaia di sfollati ed un danno di circa 4000 miliardi di lire; 1988 decine di frane e 2.000.000 di metri cubi di fango travolgono i comuni di Sarno, Quindici, Siano e Bracigliano con 160 morti, di cui 137 nella sola Sarno.
Il tutto con una spesa per la riparazione dei danni che nel solo decennio 1994-2004 è ammontata a 20.946 milioni di euro, senza risolvere strutturalmente niente , poiché ancora adesso il 50% degli italiani è a rischio. Una spesa assai maggiore di quanto costerebbe affrontare per tempo i problemi.
Persino i tanto vituperati Borboni di Napoli avevano fatto di meglio, approntando quantomeno un funzionale sistema di tutela del territorio campano, e – guardacaso - del Sarnese in particolare, dalle alluvioni: i c.d. Regi Lagni, dei particolari tipi di pozzi che drenavano molto efficacemente l’acqua in eccesso, da un bel pezzo abbandonati a se stessi e ormai non più funzionanti.
Negli anni 50, vi era un rito nelle scuole italiane: il giorno di S.Martino, l’11 Novembre, ogni scolaro piantava un alberello, un modo simbolico di opporsi al disboscamento selvaggio, che è però continuato ai giorni nostri, insieme a incendi dolosi o su commissione per recuperare terreni alla speculazione edilizia.
Aggiungasi lo scarsissimo controllo da parte delle autorità costituite sul modo di edificazione. A suo tempo fece scalpore quanto accaduto a Napoli a seguito del disastroso terremoto del Novembre 1980 (6° grado Scala Richter o 9° grado Scala Mercalli): un palazzo di 10 piani terminato appena l’anno prima crollò come un castello di carte senza fare vittime e si scoprì che era stato costruito con cemento disarmato, senza l’armatura metallica, o almeno le staffe di contenimento. Visto quanto successo a L’Aquila, non pare che da allora si siano intensificati i controlli. Quando il danno è fatto, poi, solitamente si manifesta una cronica confusione e dei ritardi inconcepibili nei soccorsi, specialmente se il disastro succede nei sacri giorni di festa.
Qualcosa si è fatto istituendo la Protezione Civile, che negli ultimissimi tempi è abbastanza migliorata sul piano dell’operatività ma molto resta ancora da fare.
Il tutto con una spesa per la riparazione dei danni che nel solo decennio 1994-2004 è ammontata a 20.946 milioni di euro, senza risolvere strutturalmente niente , poiché ancora adesso il 50% degli italiani è a rischio. Una spesa assai maggiore di quanto costerebbe affrontare per tempo i problemi.
Persino i tanto vituperati Borboni di Napoli avevano fatto di meglio, approntando quantomeno un funzionale sistema di tutela del territorio campano, e – guardacaso - del Sarnese in particolare, dalle alluvioni: i c.d. Regi Lagni, dei particolari tipi di pozzi che drenavano molto efficacemente l’acqua in eccesso, da un bel pezzo abbandonati a se stessi e ormai non più funzionanti.
Negli anni 50, vi era un rito nelle scuole italiane: il giorno di S.Martino, l’11 Novembre, ogni scolaro piantava un alberello, un modo simbolico di opporsi al disboscamento selvaggio, che è però continuato ai giorni nostri, insieme a incendi dolosi o su commissione per recuperare terreni alla speculazione edilizia.
Aggiungasi lo scarsissimo controllo da parte delle autorità costituite sul modo di edificazione. A suo tempo fece scalpore quanto accaduto a Napoli a seguito del disastroso terremoto del Novembre 1980 (6° grado Scala Richter o 9° grado Scala Mercalli): un palazzo di 10 piani terminato appena l’anno prima crollò come un castello di carte senza fare vittime e si scoprì che era stato costruito con cemento disarmato, senza l’armatura metallica, o almeno le staffe di contenimento. Visto quanto successo a L’Aquila, non pare che da allora si siano intensificati i controlli. Quando il danno è fatto, poi, solitamente si manifesta una cronica confusione e dei ritardi inconcepibili nei soccorsi, specialmente se il disastro succede nei sacri giorni di festa.
Qualcosa si è fatto istituendo la Protezione Civile, che negli ultimissimi tempi è abbastanza migliorata sul piano dell’operatività ma molto resta ancora da fare.
Basta un temporale un po’ fuori della norma, per avere il massimo stato d’allerta per piene varie e possibili esondazioni, come nel caso ultimo del Tevere.
Siamo insomma il paese dell’emergenza continua, come ben evidenziato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ) che fornisce dati impressionanti:
Siamo insomma il paese dell’emergenza continua, come ben evidenziato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ) che fornisce dati impressionanti:
1) i comuni interessati da frane sono ben 5596 ( 69% del totale) con rischio molto elevato per 2839 ; a tutto il 2006 i fenomeni franosi censiti sono 470 mila riguardanti un’area di 20 mila km quadrati. Ben 2/3 delle zone esposte a rischio interessano centri urbani, infrastrutture e aree produttive connesse allo sviluppo economico-sociale del paese, e le cause per lo più sono di origine antropica (umana).
Ad esempio nella zona di Sarno colpita nel 1998, già nel periodo 1841- 1939 si erano verificate 5 frane, ma il fenomeno aveva avuto una progressione impressionante nel secondo dopoguerra, con ben 36 eventi franosi, senza che alcuna autorità politica o tecnica prendesse provvedimenti.
Ad esempio nella zona di Sarno colpita nel 1998, già nel periodo 1841- 1939 si erano verificate 5 frane, ma il fenomeno aveva avuto una progressione impressionante nel secondo dopoguerra, con ben 36 eventi franosi, senza che alcuna autorità politica o tecnica prendesse provvedimenti.
2) Le aree a maggior rischio sismico, sempre secondo l’ISPRA, sono :
1-Settore friulano;
2-Dorsale appenninica centromeridionale;
3-Margine calabro tirrenico;
4-Sicilia sudorientale.
4-Sicilia sudorientale.
Il 69% dei comuni sono a rischio sismico (si salva solo la Sardegna, di epoca geologica terziaria rispetto al resto d’Italia di epoca quaternaria).
L’elenco dei terremoti esemplifica quanto sopra:
1908 - Terremoto di Messina con circa 100.000 morti;
1915- Terremoto in Abruzzo con 15.000 morti di cui circa 10.700 nell’epicentro
di Avezzano dove si salvarono solo in 300;
di Avezzano dove si salvarono solo in 300;
1930- Terremoto in Irpinia con 1425 morti;
1968- Terremoto nella valle del Belice in Sicilia con circa 250 morti;
1976- Terremoto in Friuli con circa 1000 morti;
1980- Terremoto in Irpinia con circa 3000 morti ;
1997- Terremoto in Umbria con morti, danneggiata tra l’altro la basilica di S. Francesco d’Assisi coi preziosi dipinti di Giotto e del suo maestro Cimabue;
2002-Terremoto nel Molise , tra l’altro una scuola crollata con 27 bambini come vittime;
2009-Terremoto in Abruzzo con circa 300 morti.
2009-Terremoto in Abruzzo con circa 300 morti.
3) Esiste anche un’accentuata pericolosità vulcanica (dati ISPRA) in zone come:
1-Area vesuviana ;
2- Isola d’Ischia
3-Settore etneo;
4-Isole Eolie;
3-Settore etneo;
4-Isole Eolie;
5-Colli Albani.
Il pericolo non risiede solo nell’attività vulcanica , ma in alcuni casi anche nell’eventuale attivazione di fenomeni gravitazionali con relative onde di maremoto. Eppure dopo il terremoto del 1980 si decise di realizzare 20.000 alloggi nella zona rossa sotto il Vesuvio e solo nel 2003 fu emanato un divieto edilizio che riguardava 250 km a rischio, cercando di indurre chi abitava sulle pendici del Vesuvio a trasferirsi, incentivandoli con la corresponsione di 30.000 Euro.
La gente pensò bene di incassare la somma ma di lasciare la casa ad altri, vanificando l’iniziativa: in tutto ci furono la miseria di 378 trasferiti. Attualmente un piano di evacuazione predisposto dallo Stato, in caso di attivazione vulcanica del Vesuvio, richiederebbe ben 12 giorni.
Una piccola digressione per capire come avvengono i terremoti.
Ecco le parti del sottosuolo fino al centro della terra:
Un evento sismico si verifica all’interno della crosta terrestre ed è quasi sempre catastrofico se avviene nei primi 10 chilometri del sottosuolo,vista la quasi impossibilità di prevederlo sia in senso temporale che come ubicazione.
In Giappone, però , dopo il disastroso terremoto di Kobe nel 1995, sono stati inseriti a grande profondità nel sottosuolo circa 6000 sismometri per verificare tremolii dovuti alla collisione o più esattamente alla subduzione tra le placche tettoniche che originano i terremoti, un metodo che ha dato i suoi frutti con un notevole risparmio di vite umane nei successivi cataclismi.
Anche in California, nel cui sottosuolo c’è la famosa faglia di S. Andrea che per 1.300 Km va dal confine messicano verso il nord californiano, col progetto SAFOD ci si è attivati con trivellazioni di quasi 4 km per depositare i sismometri, i misuratori di tensione, e prelevare dei campioni di roccia e di fluidi da analizzare in superficie, valutando i cambiamenti di temperatura, la deformazione delle rocce e la pressione dei fluidi in tempo reale prima di un eventuale sisma.
Tutto ciò mentre 800 stazioni attraverso appositi satelliti misurano spostamenti del suolo anche di appena qualche centimetro.
Anche in California, nel cui sottosuolo c’è la famosa faglia di S. Andrea che per 1.300 Km va dal confine messicano verso il nord californiano, col progetto SAFOD ci si è attivati con trivellazioni di quasi 4 km per depositare i sismometri, i misuratori di tensione, e prelevare dei campioni di roccia e di fluidi da analizzare in superficie, valutando i cambiamenti di temperatura, la deformazione delle rocce e la pressione dei fluidi in tempo reale prima di un eventuale sisma.
Tutto ciò mentre 800 stazioni attraverso appositi satelliti misurano spostamenti del suolo anche di appena qualche centimetro.
In Italia la prima classificazione del rischio risale all’ordinanza della Protezione civile n.3274 del 2003 (le zone 3 e 4 sono quelle a basso rischio sismico), mentre la prima legge antisismica è del 1974 ma fino al 1980 era stato censito solo il 10 % dei comuni contro il 70% attuale.
Da noi il 50% delle abitazioni sono a rischio sismico, più esattamente:
1) 7,5 milioni di edifici privati su 11 milioni, di cui il 73 per cento senza alcuna protezione;
2) il 75% dei 75 mila edifici pubblici.
1) 7,5 milioni di edifici privati su 11 milioni, di cui il 73 per cento senza alcuna protezione;
2) il 75% dei 75 mila edifici pubblici.
Naturalmente l’opera di prevenzione per essere efficace deve essere accompagnata dall’edificazione a norma di abitazioni pubbliche o private, senza agevolazioni o proroghe continue , dando incentivi sostanziosi non solo per la costruzione di abitazioni “ecologiche”, come finora, ma anche antisismiche.
Inutile dire che anche da questo punto di vista l’Italia, come del resto in molti altri settori della vita sociale, è nettamente deficitaria.
Le “Norme tecniche di costruzione” esistono dal 2005, ma di rinvio in rinvio - grazie alla potente corporazione dei costruttori - si è posticipato il tutto al primo luglio 2010 (per le abitazioni private).
Possibili soluzioni per le case antiche è l’incatenamento tra i muri o i contrafforti anche metro per metro, così come isolatori sismici e dissipatori di energia.
Il costo di tutto ciò è molto elevato, tale da reggere il confronto col valore di una nuova costruzione, ma sempre minore di quello di una ricostruzione a crollo avvenuto.
Altrove, al solito, sono stati più lungimiranti ed efficienti.
In California, dove si paventa il famoso Big One, con la distruzione di mezzo Stato, sono state stabilite norme severe , in base alle quali il venditore è obbligato ad informare l’acquirente dei punti deboli dell’immobile venduto e deve anche consegnargli la guida alla sicurezza compilata dalla Commissione Sicurezza sismica della California per tutti gli immobili costruiti prima del 1960.
Anche in Francia e Giappone, la sicurezza la paga il proprietario e si costruiscono molte abitazioni in legno, materiale più adatto a resistere agli eventi tellurici.
Dopo il disastro che ha distrutto Osaka 15 anni fa, alcuni fabbricati in Giappone sono costruiti con un materiale capace di resistere ad un sisma dell’8° grado della scala Richter, come il palazzo del municipio di Tokyo o di ondeggiare in entrambe le direzioni, come il grattacielo dell’Opera City alto 200 metri.
Nelle fondamenta si installano cuscinetti di gomma armata con piastre d’acciaio, mentre i tubi dell’acqua e dell’elettricità sono dotati di collegamenti a terra flessibili. Sul sito Internet del governo di Tokyo vi sono informazioni per accedere a piccoli sussidi per verifiche di resistenza o interventi di rafforzamento delle abitazioni, visto che da un rapporto del 1997 più di 1,6 milioni di case sono state costruite prima del 1981, anno in cui sono entrate in vigore le nuove norme antisismiche.
Anche in Giappone gli interventi su abitazioni già costruite sarebbero pari alla costruzione di nuove case con un nuovo aggravio del solo 5%.
Un altro mezzo per tutelarsi da calamità naturali, terremoti compresi, è l‘assicurazione (in genere si sottoscrive una polizza antincendio che è estesa anche a tutte le altre casistiche suindicate): esiste in moltissimi paesi quali Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Belgio, Germania, Spagna, Austria, Olanda, Svizzera, e Romania , ma non in Italia.
Un Istituto internazionale, lo Swiss Re, che riassicura le compagnie assicuratrici riporta questi dati: nel 2008 le assicurazioni hanno rimborsato 8 miliardi di dollari per l’uragano Gustav, 1,5 miliardi per la tempesta Emma nel Nord Europa, 1,3 miliardi per tempeste di neve in Cina.
Un altro mezzo per tutelarsi da calamità naturali, terremoti compresi, è l‘assicurazione (in genere si sottoscrive una polizza antincendio che è estesa anche a tutte le altre casistiche suindicate): esiste in moltissimi paesi quali Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Belgio, Germania, Spagna, Austria, Olanda, Svizzera, e Romania , ma non in Italia.
Un Istituto internazionale, lo Swiss Re, che riassicura le compagnie assicuratrici riporta questi dati: nel 2008 le assicurazioni hanno rimborsato 8 miliardi di dollari per l’uragano Gustav, 1,5 miliardi per la tempesta Emma nel Nord Europa, 1,3 miliardi per tempeste di neve in Cina.
In Italia occorrerebbe una legge apposita per garantire l’obbligatorietà dell’assicurazione, viste le resistenze degli enti assicurativi, di certe associazioni di consumatori e di tanti politicanti da strapazzo.
Barriere architettoniche : le risorse on line
Barriere architettoniche : le risorse on line
Di seguito vi proponiamo alcune delle migliori risorse on line che trattano l'argomento delle barriere architettoniche.
Il portale dell'edilizia, con uno speciale sull'abbattimento barriere
www.edilportale.com
Sito del Fondo italiano abbattimento barriere architettoniche
www.fiaba.org
Tecnologie per la disabilità e l'autonomia
portale.siva.it
Portale per il mondo della disabilità promosso da INAIL
www.superabile.it
Un sito sul tema della disabilità, sviluppato da volontari e disabili
www.nolimit.it
Portale contenente informazioni e servizi dedicati alla terza età
www.terzaeta.com
Il sito della Fish, Federazione italiana superamento handicap
www.superando.it
Il sito del Progetto europeo CARE Città Accessibili delle Regioni Europee
www.interreg-care.org/italiano/
Il sito dei Centri ausili elettronici ed informatici per disabili
www.centriausili.it
Offre una banca dati di strutture turistiche accessibili.
www.italiapertutti.org
Il sito di Co.in Onlus
www.coinsociale.it
Sito dell'omonimo corso di specializzazione post laurea dell'Università La Sapienza di Roma
www.progettarepertutti.org
Sito del CERPA Centro europeo ricerca e promozione dell'accessibilità
www.cerpa.org
Sito dell'omonima rivista.
www.mobilita.com
Riferimenti legislativi per abbattimento barriere
www.handylex.org
Il sito dell'agenzia delle entrate
www.agenziaentrate.it
Progettazione accessibile
www.hbgroup.itBarriere architettoniche : le risorse on line
Negozi vietati ai disabili
Negozi vietati ai disabili
Un altro, ennesimo caso di inosservanza della legge 13/89 sulla delicata materia: l’apertura a Parma di un nuovo negozio di abbigliamento in via Cavour, in locali prima occupati dalle Poste, inaccessibile ai disabili per via di ben tre gradini all’ingresso. Non si sentiva proprio la mancanza di un nuovo negozio di «stracci» e affini, categoria commerciale che s’avvia a diventare praticamente l’unica esistente nell’ex «salotto» di Parma un tempo ben più diversificato e poliedrico. Non per questo si può restare insensibili alla frustrazione, la rabbia, la sensazione di impotenza di chi - portatore di handicap - s’imbatte quasi quotidianamente in situazioni di questo genere, nonostante la normativa esistente, per quanto farraginosa (come al solito in Italia) e la presenza a Parma di un’apposita Agenzia per le politiche a favore dei disabili che dovrebbe monitorare queste situazioni (ma i controlli a scandaglio sono una goccia nel mare e le eventuali sanzioni - alquanto improbabili – d’importo assai ridotto). Dunque, in buona parte viene lasciato tutto alla buona volontà della gente. E’ per questo che sul territorio agiscono associazioni che si muovono per cambiare nei limiti del possibile le cose, alle quali ci si può utilmente rivolgere per consiglio.
COMEFAREPER : evitare le Agenzie (di illusioni) matrimoniali
COMEFAREPER : evitare le Agenzie (di illusioni) matrimoniali
Quella delle agenzie matrimoniali non è altro che l’ennesima variante sul tema : “Come spennare i soliti polli senza correre soverchi rischi di denuncia per truffa”.
L’agenzia, infatti, anche se si fregia indebitamente del titolo di “matrimoniale”, si obbliga semplicemente a fornire al cliente “il maggior numero possibile di contatti interpersonali" (la cosiddetta “obbligazione di mezzi”), non certo a trovargli a tutti i costi l’anima gemella o addirittura portarlo all’altare.
Nello stesso tempo però fa di tutto per illuderlo, a parte l’insegna fasulla: intanto, non sempre spiega preliminarmente e con la dovuta chiarezza al cliente che essa non garantisce affatto il risultato sperato, anzi non di rado lo incoraggia a firmare garantendogli che col suo fascino da latin lover non avrà problemi di sorta ad impalmare qualche bella squinzia; poi cerca di protrarre il contratto almeno fino a due anni (sperando che il cliente trovi al più presto l’anima gemella, chè in tal caso avrà realizzato il massimo profitto col minimo sforzo), spiegandogli che in questo modo avrà più possibilità di centrare il bersaglio.
Il cliente maschio che bussa a queste porte, dal canto suo – nonostante quello che si affannano a dirgli i furbastri che vi lavorano (“La gente si iscrive da noi perché sa di avere così maggiori possibilità di trovare qualcuno all’altezza delle sue aspettative" e menate del genere ) e che a volte può fargli piacere credere (per autoconsolazione) – è arrivato proprio alla frutta (per le donne è diverso, tra loro ci può essere davvero quella che cerca il “principe azzurro” delle fiabe, oppure la donna di una certà età e magari straniera che può trovare disdicevole girare per locali e luoghi pubblici in cerca del partito giusto; ma ci sono anche le agenzie che le donne le iscrivono gratis). Quindi, con tutta probabilità ha la mente obnubilata dal bisogno e disposto a firmare qualsiasi cosa gli si proponga.
Ma torniamo alla formula principe del contratto che vi si propina (che tra l’altro i furbastri non vi consentono di portare a casa per rifletterci sopra con calma magari con l’apporto di qualche avvocato): “L’agenzia s’impegna a promuovere relazioni sociali a favore del cliente al fine di procurargli il maggior numero possibile di contatti interpersonali". Come si vede, assoluta genericità e vaghezza degli impegni scritti col cliente (quanto a quelli verbali, non è raro sentirsi proporre mari e monti, al che uno si chiede: ma possibile che questa gente che si dice essere ricca, bella e di cultura sia ancora “single”?): non c’è nessuna indicazione precisa sul numero dei contatti “garantiti”, che ben possono dunque ridursi ad un numero assai esiguo a totale discrezione dell’agenzia, che avanzerà a sua giustificazione i motivi più vari, come ad esempio la difficoltà a reperire nel suo catalogo soggetti del tipo di quelli descritti dal cliente, anche se si tratta di richieste normalissime (giustificazione valida anche per spiegare la proposta di soggetti prive delle caratteristiche richieste: così si potrà ad es. proporre una donna con figli a chi ha chiesto di incontrare solo soggetti senza figli, spiegandogli che “è difficile trovare donne di una certa età senza figli “) e via di questo passo.
L’agenzia, infatti, anche se si fregia indebitamente del titolo di “matrimoniale”, si obbliga semplicemente a fornire al cliente “il maggior numero possibile di contatti interpersonali" (la cosiddetta “obbligazione di mezzi”), non certo a trovargli a tutti i costi l’anima gemella o addirittura portarlo all’altare.
Nello stesso tempo però fa di tutto per illuderlo, a parte l’insegna fasulla: intanto, non sempre spiega preliminarmente e con la dovuta chiarezza al cliente che essa non garantisce affatto il risultato sperato, anzi non di rado lo incoraggia a firmare garantendogli che col suo fascino da latin lover non avrà problemi di sorta ad impalmare qualche bella squinzia; poi cerca di protrarre il contratto almeno fino a due anni (sperando che il cliente trovi al più presto l’anima gemella, chè in tal caso avrà realizzato il massimo profitto col minimo sforzo), spiegandogli che in questo modo avrà più possibilità di centrare il bersaglio.
Il cliente maschio che bussa a queste porte, dal canto suo – nonostante quello che si affannano a dirgli i furbastri che vi lavorano (“La gente si iscrive da noi perché sa di avere così maggiori possibilità di trovare qualcuno all’altezza delle sue aspettative" e menate del genere ) e che a volte può fargli piacere credere (per autoconsolazione) – è arrivato proprio alla frutta (per le donne è diverso, tra loro ci può essere davvero quella che cerca il “principe azzurro” delle fiabe, oppure la donna di una certà età e magari straniera che può trovare disdicevole girare per locali e luoghi pubblici in cerca del partito giusto; ma ci sono anche le agenzie che le donne le iscrivono gratis). Quindi, con tutta probabilità ha la mente obnubilata dal bisogno e disposto a firmare qualsiasi cosa gli si proponga.
Ma torniamo alla formula principe del contratto che vi si propina (che tra l’altro i furbastri non vi consentono di portare a casa per rifletterci sopra con calma magari con l’apporto di qualche avvocato): “L’agenzia s’impegna a promuovere relazioni sociali a favore del cliente al fine di procurargli il maggior numero possibile di contatti interpersonali". Come si vede, assoluta genericità e vaghezza degli impegni scritti col cliente (quanto a quelli verbali, non è raro sentirsi proporre mari e monti, al che uno si chiede: ma possibile che questa gente che si dice essere ricca, bella e di cultura sia ancora “single”?): non c’è nessuna indicazione precisa sul numero dei contatti “garantiti”, che ben possono dunque ridursi ad un numero assai esiguo a totale discrezione dell’agenzia, che avanzerà a sua giustificazione i motivi più vari, come ad esempio la difficoltà a reperire nel suo catalogo soggetti del tipo di quelli descritti dal cliente, anche se si tratta di richieste normalissime (giustificazione valida anche per spiegare la proposta di soggetti prive delle caratteristiche richieste: così si potrà ad es. proporre una donna con figli a chi ha chiesto di incontrare solo soggetti senza figli, spiegandogli che “è difficile trovare donne di una certa età senza figli “) e via di questo passo.
In realtà, spesso si inviano al cliente schede di gente, donne in particolare, italiane soprattutto, che non hanno alcuna vera intenzione di fare nuove conoscenze, a meno che non capiti qualche Rockfeller magari piacente, e che si sono iscritte per hobby, specie se non si paga, ma quelli te le rifilano lo stesso, tanto per fare numero.
Se quindi alla fine ti ritrovi un pugno di mosche in mano e provi a protestare, ti rispondono che sei tu che non ci sai fare o che hai pretese eccessive etc,etc.
Aggiungiamoci poi che queste agenzie, anche le più affermate, sono soggette ad un turn-over di personale davvero impressionante, et pour cause, trattandosi di un mestiere un po’ troppo particolare (l’Eliana Monti, ad esempio, una delle più radicate sul territorio, pare assuma soprattutto ragazze giovani, magari neolaureate in psicologia, che costano poco e fanno bella presenza, le quali accettano come primo lavoro, in mancanza d’altro, ma appena possono filano via per lavori un po’ più “dignitosi”).
Per cui uno si ritrova di mese in mese ad avere a che fare con personale diverso, con cui ogni volta deve riprendere il filo del discorso interrotto, fidando a questo punto soltanto nel buon Dio e nella buona volontà di chi gli sta di fronte (ma a torto, visto che costoro si sentono prima di tutto dipendenti impegnati ad accrescere il profitto del loro padrone e assai difficilmente prendono a cuore il problema del cliente, come pure sarebbe necessario in un mestiere del genere).
Poi ci sono le trappole diaboliche, del tipo ragazze dell’est, (in genere bellissime fotomodelle) che si iscrivono presso tutte le agenzie matrimoniali disponibili e vivono gestendo i numerosi incontri con il clienti (scelgono sempre i professionisti denarosi) delle agenzie matrimoniali.
Poi ci sono le trappole diaboliche, del tipo ragazze dell’est, (in genere bellissime fotomodelle) che si iscrivono presso tutte le agenzie matrimoniali disponibili e vivono gestendo i numerosi incontri con il clienti (scelgono sempre i professionisti denarosi) delle agenzie matrimoniali.
Inutile dire che le agenzie che acconsentono a tenere il loro profilo all’interno del proprio catalogo sono ancora meno serie delle altre.
Quanto alle agenzie che propongono solo ragazze dell’est, spiattellando fotogallery di bellissime donne russe o ucraine o romene etc. da raggiungere a casa loro (così alle spese di iscrizione si aggiungono quelle del viaggio), ecco cosa accade di solito al malcapitato turista della speranza: si ritroverà nel migliore dei casi in una sala di aspetto a competere con un minimo di 20-30 clienti suoi connazionali (tanti sono gli italiani che mensilmente approdano ad ognuna di queste spiagge del desiderio insoddisfatto).
Un consiglio, dunque, a chi voglia a tutti i costi intraprendere questa strada assai perigliosa: passare prima da un’associazione di consumatori e farsi buttar giù un facsimile di contratto coi controfiocchi da opporre all’immancabile contratto-capestro della controparte.
Perché altrimenti non c’è uno straccio di legge che ci tuteli da queste vere e proprie “truffe legalizzate”.
sabato 17 settembre 2011
COMEFAREPER:Trovarelavoro stagionale
COMEFAREPER:Trovarelavoro stagionale
Innanzitutto, è importante consultare i supplementi dei quotidiani, le riviste specializzate e i "Bollettini informalavoro" cher alcuni Informagiovani aggiornano ogni settimana ed in cui è possibile trovare una serie di inserzioni che offrono opportunità di lavoro
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